Il modello di governance sportiva solleva delle problematiche legali che sono emerse anche con riferimento al recente caso relativo alla Superlega.
Lo sport europeo si basa su un modello di governance sportiva nato dall’esigenza di dare struttura e stabilità alle competizioni, fissando regole sia tecniche che organizzative. La struttura dello sport è pertanto nata attraverso associazioni sportive, che col tempo si sono progressivamente aggregate e “federate” in organizzazioni sempre più ampie, dando vita alle federazioni nazionali e internazionali.
Il sistema sport, per funzionare, si basa quindi su organismi di autogoverno costituiti da federazioni internazionali, relative a ciascuno sport, che collaborano con il Comitato Olimpico Internazionale e che sono composte dalle varie federazioni nazionali. Le federazioni nazionali, in particolare, sono chiamate a organizzare e gestire il prodotto sportivo a nome e a vantaggio delle diverse realtà appartenenti ad una determinata disciplina, a garantire la regolarità delle competizioni, a regolare l’acquisto del prodotto sport da parte di Tv e media e gli investimenti da parte degli sponsor. Nel mondo del calcio il tema della governance sportiva assume una rilevanza ancora maggiore e solleva problematiche legali di gran rilievo, tenuto conto che nei mercati europei il gioco del calcio è quello che più di ogni altro sport è mosso da notevoli interessi economici. Non a caso, l’idea di creare una competizione alternativa a quelle organizzate dalle relative federazioni internazionali nasce proprio dall’esigenza di rivedere il modello di commercializzazione delle stesse, ritenuto da alcuni club oramai insoddisfacente.
Il progetto Superlega è stato per il momento accantonato a causa delle proteste dei tifosi dei club coinvolti e delle resistenze opposte da esponenti considerevoli del mondo calcistico, ma la regolarità con cui viene riproposto e la possibilità che la Superlega sia nuovamente rilanciata impongono di effettuare una riflessione sulle conseguenze di natura giuridica che l’implementazione di un tale progetto può comportare.
La tesi dei club proponenti del progetto è che, contrariamente ad altri mercati delle competizioni sportive, UEFA e FIFA mantengono e difendono strenuamente una posizione monopolistica nel calcio europeo che va contro la legge sulla concorrenza, nonostante gli sforzi di altri operatori per accedere al mercato.
Di contro, a fine 2021 l’Unione europea ha adottato una risoluzione del Consiglio UE sul modello sportivo europeo in cui si chiede di rafforzare lo sport organizzato basandosi sui valori dell’Europa e di tutelarlo da minacce come le competizioni chiuse. Utilizzando come esempio di modello di governance quello della UEFA, gli Stati Membri hanno riconosciuto il ruolo centrale delle federazioni nella supervisione dell’organizzazione e del funzionamento dei rispettivi sport. Gli stati membri dell’UE hanno quindi esplicitamente confermato le caratteristiche fondamentali del modello sportivo europeo: una struttura piramidale all’interno di un sistema aperto di promozioni e retrocessioni, in cui il ruolo dello sport assume connotati e funzioni sociali ed educative.
La scelta di fondo è stata per il momento chiara. Non è ancora il tempo di cedere ad un ambiente competitivo nello sport sul modello US in cui: (i) i proprietari dei team godono dell’autonomia gestionale sulle operazioni del merchandising, all’interno degli stadi e collaborano con i propri competitor per offrire il miglior prodotto possibile; e (i) vari team cooperano tra di loro per migliorare sia lo spettacolo sia il campionato nella sua interezza.
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