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L’intelligenza artificiale è una tecnologia in continua evoluzione che sta avendo un impatto significativo sul nostro modo di vivere e di interagire con il mondo che ci circonda, portando numerose innovazioni e progressi in molti campi e, al contempo, nuove sfide per la privacy e la protezione dei dati personali. 

Tra queste sfide, i deep fake e i deep nude generati dall’intelligenza artificiale rappresentano un tema di crescente diffusione e rilevanza, che porta con sé una serie di rischi e criticità legali. Pertanto, in questo articolo, esploreremo le principali problematiche e le possibili conseguenze negative di queste tecnologie con particolare riferimento al furto d’identità, il cyberbullismo e il revenge porn, e il diritto all’oblio.

Cosa sono i deep fake e i deep nude?

Innanzitutto, i deep fake sono video o immagini create utilizzando l’AI per sostituire il volto di una persona con quello di un’altra, spesso in maniera così verosimile da risultare quasi indistinguibile dalla realtà. La parola deep fake è un neologismo nato dalla fusione dei termini “fake” e “deep learning”, una particolare tecnologia AI. Il punto di partenza sono sempre i veri volti, i veri corpi e le vere voci delle persone (tutti “dati personali” ai sensi del GDPR), trasformati però in “falsi” digitali.

Purtroppo, i deep fake non vengono creati con fini esclusivamente goliardici, ma possono essere anche utilizzati per scopi illeciti, ad esempio per diffondere notizie false o per compromettere la reputazione di una persona.

I deep nude, invece, sono una sottocategoria di deep fake, consistente in immagini manipolate dall’AI con lo scopo di rimuovere gli indumenti di una persona, creando immagini finte e sessualmente esplicite. Questa tecnologia è stata utilizzata per realizzare immagini pornografiche di celebrità e di altre persone senza il loro consenso e appare chiaro come anche i deep nude possano essere utilizzati per scopi estorsivi o diffamatori.

I principali rischi e criticità: dal furto di identità alle difficoltà nell’esercizio del diritto all’oblio

La facilità con cui si possono manipolare attributi sensibili della sfera personale di un individuo utilizzando tecnologie come i deep fake è evidente. La situazione è ulteriormente complicata dalla crescente disponibilità di app e software che consentono la creazione di deep fake altamente sofisticati con dispositivi comuni come gli smartphone, che oggi sono alla portata di tutti, ivi inclusi i minori.

  1. Il furto di identità

Come sottolineato anche nel Vademecum del Garante per la Protezione dei Dati Personali, il fenomeno dei deep fake può dare vita a forme particolarmente gravi di furto di identità, poiché le persone coinvolte perdono completamente il controllo sulla propria immagine e sulla rappresentazione pubblica della propria persona.

Non solo la rappresentazione fisica delle persone coinvolte nel deep fake può essere manipolata, ma anche il contesto in cui sono inserite, le persone che le circondano e le situazioni che rappresentano. Inoltre, le possibili conseguenze negative possono estendersi anche al di fuori della sfera personale della vittima, ad esempio danneggiando la reputazione di un’azienda o di un’organizzazione a cui la persona è associata.

  1. Cyberbullismo e revenge porn

I video deep fake possono essere creati con l’intento di compiere veri e propri atti di cyberbullismo o addirittura revenge porn, cioè la condivisione online – a scopo di ricatto, denigrazione o vendetta, da parte di ex partner, amanti o spasimanti respinti – di foto e video a contenuto sessuale o addirittura pornografico, che, nel caso del deep nude, sono ovviamente falsi.

Nello specifico caso dei deep nude, i visi delle persone (compresi soggetti minori) possono essere “innestati”, utilizzando appositi software, sui corpi di altri soggetti, nudi o impegnati in pose o atti di natura esplicitamente sessuale. È anche possibile prendere immagini di corpi vestiti e “spogliarli”, ricostruendo l’aspetto che avrebbe il corpo sotto gli indumenti e creando immagini altamente realistiche.

Inizialmente, il fenomeno aveva coinvolto principalmente personaggi famosi allo scopo di screditarli o ricattarli. Ma negli ultimi tempi, con la sempre maggiore diffusione di software che utilizzano questa tecnologia, il rischio coinvolge anche persone “comuni”, le quali possono diventare oggetto di azioni psicologicamente e socialmente molto dannose. Video deep nude possono essere utilizzati, a totale insaputa dei soggetti rappresentati nelle immagini, anche per alimentare la pratica della pornografia illegale e, purtroppo, anche reati gravissimi come la pedopornografia.

  1. Violazione del diritto all’oblio

Il diritto all’oblio è una previsione fondamentale del GDPR: tale diritto ha l’obiettivo di garantire agli interessati la cancellazione dei propri dati personali in determinate circostanze, ad esempio quando tali dati non sono più necessari per gli scopi per i quali sono stati raccolti o quando la persona interessata revoca il proprio consenso al loro trattamento.

Tuttavia, il diritto all’oblio può riscontrare delle difficoltà applicative in concreto in certi casi. Infatti, poiché le immagini e i video creati tramite deep fake possono essere condivisi su molteplici piattaforme online e diventare rapidamente virali, l’interessato che intende avvalersi di tale diritto (e il titolare che deve dare seguito alla relativa richiesta) potrebbe non vedere la propria pretesa integralmente soddisfatta. Nondimeno, vi sono grandi difficoltà anche nell’individuare l’origine dell’immagine manipolata. Ciò può rendere difficile stabilire chi ha creato l’immagine e con quale intento, rendendo difficoltoso identificare i responsabili e adottare le opportune azioni legali.

Le tematiche affrontate sopra sono solo alcune delle sfide significative derivanti dalla diffusione e sfruttamento dei deep fake e deep nude.

È importante, quindi, che i titolari del trattamento dei dati personali, le autorità di protezione dei dati e le società che realizzano tecnologie di AI collaborino per sviluppare soluzioni efficaci per affrontare i rischi associati all’uso dei deep fake e dei deep nude, al fine di garantire la protezione dei dati personali degli interessati e garantire l’esercizio dei diritti riconosciuti dal GDPR. Solo attraverso un’azione concertata e coordinata sarà possibile affrontare con successo queste sfide e proteggere i diritti delle persone nella società digitale in cui viviamo.

Su un simile argomento può essere di interesse l’articolo: “Il Dott. Ghiglia del Garante privacy sull’intelligenza artificiale (dirittoaldigitale.com)”.

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