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Non è più sufficiente associare i videogiochi al mero intrattenimento. I videogiochi hanno ormai il potere di simulare ambienti del mondo reale e persino di superare i limiti della realtà.

Con il termine gaming non bisogna quindi più intendere solo il gioco ma l’interattività che il gioco permette di realizzare. Per definizione, il videogioco è costituito da un risultato visivo proiettato su uno schermo e ciò permette agli utenti di interagire con il programma di gioco. Nell’ambito del metaverso gli stessi utenti possono interagire tra loro in uno spazio virtuale tridimensionale.

Già a partire dalla seconda metà degli anni novanta, diversi sviluppatori di videogiochi hanno cercato di creare delle piattaforme di mondi virtuali, simili ai metaversi, che permettessero agli utenti di “vivere”, interagire e generare contenuti scambiabili all’interno del gioco. La rivoluzione posta in essere nel mondo dei videogiochi consiste però nella libertà che viene data ai giocatori all’interno del gioco. Mentre in un videogioco classico le tipologie di azioni, interazioni e personalizzazioni che gli utenti possono effettuare sono sottoposte a dei vincoli predeterminati, nei metaversi questi vincoli vengono generalmente a cadere.

Non sarà di certo passata inosservata l’acquisizione di Activision Blizzard per l’importante cifra di circa 70 miliardi di dollari, da parte di Microsoft, così come le dichiarazioni del CEO di Microsoft che ha dichiarato come la chiave per rafforzare il proprio brand negli anni a venire sarà da individuare nel metaverso: “[g]razie al metaverso l’operazione è strategica per Microsoft, consentendo di sviluppare complessi mondi virtuali digitali attraverso motori di gioco proprietari e accelerando la distribuzione di contenuti di videogiochi e servizi di abbonamento tramite cloud”.

Pertanto se è pur vero che diverse aziende dei più disparati settori stanno investendo le proprie risorse economiche e tecnologiche per assicurarsi una presenza sempre più costante nel metaverso, le società che gravitano intorno all’industria dei videogiochi detengono il vantaggio competitivo di rappresentare quei “mondi” virtuali digitali in cui si sviluppa il metaverso. Sarà quindi un compito dell’industria dei videogiochi quello di trainare il mercato sviluppando dei giochi che rappresentino essi stessi delle reti o delle infrastrutture all’interno delle quali i consumatori potranno creare i loro contenuti, introdurre elementi di innovazione al mondo digitale, ed interagire e costruire relazioni attraverso altri mondi virtuali.

L’esperienza dei videogiochi insegna però che il metaverso non dovrà smarrire l’attrattività e l’efficacia del gameplay. Nel metaverso la giocabilità ricopre un ruolo minore ma gli sviluppatori dovranno essere in grado di non snaturare quell’insieme di regole e dinamiche che caratterizzano l’esperienza videoludica.  I videogiochi dovranno rappresentare quindi il terreno di sviluppo per sviluppare i personaggi e gli ambienti di gioco da un lato, ma anche far crescere le tecnologie e le meccaniche di gioco da un dal’altro.

A questo punto la domanda che bisogna porsi è: chi gestisce le regole del gioco e che cautele il “proprietario” di un videogioco deve adottare? In virtù del controllo pervasivo degli sviluppatori, saranno di certo questi ultimi a stabilire le modalità di funzionamento del proprio mondo virtuale. Le regole vigenti nel metaverso creato dovranno però essere eque e vincolanti per la community di riferimento, al fine di evitare che i personaggi del gioco – sempre più evoluti – possano condizionare le nostre interazioni sociali, le nostre abitudini di consumo o – nei casi più gravi – le nostre opinioni politiche.

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