Il c.d. “Chips Act” è la proposta di regolamento europeo per prevenire e sopperire la mancanza di semiconduttori, approvata l’8 febbraio 2022 dalla Commissione Europea, e per la quale è stato finalmente raggiunto un accordo il 18 aprile 2023 che porterà all’adozione formale del Chips Act nei prossimi mesi.
Cosa è il Chips Act?
Il Chips Act prevede lo stanziamento di 43 miliardi di euro per la creazione di una filiera europea di design e produzione di chip: l’obiettivo principale è infatti il raddoppio della produzione in Europa di semiconduttori, entro il 2030.
I semiconduttori sono materiali che vantano caratteristiche intermedie tra conduttori e non conduttori di corrente elettrica, il ché li rende i materiali ideali per i componenti delle apparecchiature elettroniche che usiamo tutti i giorni. I semiconduttori sono infatti la principale componente della “placchetta” dove vengono disposti i circuiti elettronici che formano i microchip, che sono alla base della produzione delle principali apparecchiature elettroniche usiamo tutti i giorni, dagli smartphone, alle auto.
La necessità di una normativa come il Chips Act nasce principalmente dalla situazione di dipendenza tecnologica da microchip prodotti nella maggior parte negli Stati Uniti, e in Asia Orientale che ha portato l’Europa ad affrontare una grave crisi rispetto alla mancanza di questi ultimi dovuta ad una serie di fattori come la pandemia, gli avvenimenti geopolitici come la guerra tra USA e Cina, nonché la guerra in Ucraina, e i cambiamenti climatici che hanno colpito Taiwan nel 2021. L’Europa, infatti, detiene una quota di produzione dei chip che si stima essere al di sotto del 10%, nonostante la domanda dei cittadini europei per i chip sia cresciuta esponenzialmente negli ultimi anni, a cui ha dato una forte spinta anche il bisogno di digitalizzazione provocato dalla pandemia. Si è stimato, infatti, che nei prossimi anni il bisogno di microchip per persona potrebbe raddoppiare, e, con le risorse disponibili al momento, non si riuscirebbe a far fronte a tale bisogno.
I “tre pilastri” e gli obiettivi del Chips Act
Il Chips Act si basa sui c.d. “three pillars”:
- Sostenere l’innovazione nell’ecosistema dei chip attraverso ingenti finanziamenti e l’istituzione dell’iniziativa “Chips for Europe”: l’iniziativa Chips for Europe rafforzerà le tecnologie dei semiconduttori e le capacità di innovazione, garantendo la leadership dell’UE in questo campo a medio e lungo termine. Sarà attuata principalmente attraverso l’impresa comune Chips, precedentemente nota come impresa comune per le tecnologie digitali chiave;
- Migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento di semiconduttori, attraverso l’istituzione dei c.d. “Integrated Productions Facilties” (IPF), ossia aziende che controleranno la filiera della progettazione e commercializzazione di semiconduttori, e “Open European Foundries” (OEF), ovvero chi produrrà i semiconduttori, che poi verranno commercializzati da soggetti terzi: per poter diventare IPF o OEF è però necessario prima qualificarsi come “First-of-a-kind facility”; e
- Istituire un meccanismo di monitoraggio e risposta alla crisi attraverso una cooperazione tra vari organismi, e l’istituzione dell’European Semiconductor Board, organismo indipendente dell’applicazione di questo terzo pilastro.
A questi “three pillars”, corrispondono i seguenti cinque obiettivi strategici:
- rafforzare la ricerca e la leadership tecnologica;
- sviluppare e rafforzare la capacità dell’Europa di innovare nella progettazione, produzione e confezionamento di chip avanzati;
- istituire un quadro adeguato per aumentare la produzione entro il 2030;
- affrontare la carenza di competenze e attrarre nuovi talenti;
- sviluppare una comprensione approfondita delle catene globali di approvvigionamento dei semiconduttori.
A che punto siamo?
L’8 febbraio 2022, la Commissione Europea ha presentato la proposta di regolamento al Parlamento e al Consiglio. Sono susseguite varie fasi di negoziazioni negli scorsi mesi, che hanno portato il Consiglio ed il Parlamento ad apportare numerose modifiche alla proposta: tuttavia, lo scorso 18 aprile, è stato finalmente raggiunto un accordo tra le istituzioni europee e gli stati membri. La rapidità con il quale è stato approvato il testo del regolamento, conferma quanto già annunciato dal Consiglio e dal Parlamento in varie occasioni rispetto alla necessità che questo regolamento entri in vigore il prima possibile, per raggiungere gli obiettivi prefissati.
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