Lo scorso mese si sono concluse le consultazioni del governo inglese sulla riforma della disciplina del diritto d’autore, al fine di adattarla all’avvento dell’intelligenza artificiale (AI). Artisti e giornalisti inglesi hanno fortemente criticato le proposte di modifica alla legge sul copyright, in quanto favorirebbero lo sfruttamento di opere protette da diritto d’autore da parte dei sistemi di AI.
Lo scorso 25 febbraio molti dei quotidiani pubblicati in Gran Bretagna, incluso The Guardian e The Times, hanno riportato in prima pagina lo slogan “MAKE IT FAIR”. L’iniziativa, organizzata dalla Creative Rights in AI Coalition, ha voluto sensibilizzare il governo inglese sull’importanza di garantire la tutela dei diritti degli artisti sulle opere creative che sono utilizzate per lo sviluppo e l’addestramento di sistemi di AI.
Quasi contemporaneamente, il 28 febbraio, è stato pubblicato sulle maggiori piattaforme di streaming “Is this what we want?” un album “muto”, che contiene tracce “silenti”, ossia registrazioni senza musica di studi e spazi per spettacoli vuoti. Per gli artisti coinvolti, questi silenzi rappresentano l’impatto che le proposte del governo inglese avrebbero sul mondo della musica e sulle carriere dei musicisti. Più di 1000 cantanti hanno ricevuto credits come autori e co-autori, inclusi Kate Bush, Annie Lennox, Paul McCartney, Elton John e Hans Zimmer.
Il quadro normativo attuale nel Regno Unito
La protesta trae origine dalla proposta di modifica della legge sul diritto d’autore inglese (Copyright, Designs and Patents Act 1988, “CDPA“), che secondo gli esponenti dei settori creativi agevolerebbe l’utilizzo di dati e informazioni protetti da diritto d’autore da parte delle società che addestrano modelli di AI. Al momento, l’applicazione delle previsioni del CDPA alle attività di addestramento dell’AI è di difficile interpretazione. Ai sensi dell’art. 29A CDPA è prevista un’eccezione alla protezione garantita dal diritto d’autore, che mal si adatta alle attività di training di modelli di AI. Questa eccezione consente esclusivamente la realizzazione di copie di un’opera al fine di effettuarne un’analisi computazionale, ma esclusivamente per scopi di ricerca (senza distinzione tra ricerca pubblica e privata) non commerciale a condizione che chi effettua la copia abbia legittimamente accesso all’opera.
I titolari dei diritti non sono, quindi, in grado di controllare come le loro opere sono utilizzate dai sistemi di AI e, conseguentemente, non sono nelle condizioni di esercitare con efficacia i propri diritti ed essere remunerati per tali utilizzi. Allo stesso tempo, l’incertezza rispetto all’applicazione della disciplina sul copyright attualmente vigente nel Regno Unito alle attività di sviluppo di AI, ha sfavorito gli investimenti e l’innovazione nel settore.
La proposta di riforma del governo inglese
Nell’indire la consultazione pubblica sulle proposte di modifiche, il governo inglese ha sottolineato che è necessario permettere ai titolari dei diritti di avere maggiore controllo sull’uso dei loro contenuti e sulla remunerazione che dovuta per gli utilizzi di opere protette. Allo stesso tempo deve essere garantito lo sviluppo di modelli di AI nel Regno Unito che abbiano legittimo accesso ad un’ampia quantità di dati di alta qualità.
La proposta del governo prevede l’introduzione di un’eccezione che consentirebbe agli sviluppatori di AI di utilizzare qualsiasi contenuto a cui abbiano legalmente accesso, inclusi quelli resi disponibili su Internet e quelli accessibili in base a termini contrattuali, per lo sviluppo e l’addestramento dei sistemi di AI. I titolari dei diritti avrebbero il diritto di fare opt-out, ossia di riservare l’utilizzo delle loro opere per attività di estrazione di analisi ed estrazione di dati finalizzate al training di sistemi di AI. In tali casi, i contenuti protetti da diritto d’autore potrebbero essere utilizzati per l’addestramento di modelli di AI solamente con la concessione di specifiche licenze. In assenza di una dichiarazione espressa di divieto dell’uso di un’opera protetta da copyright da parte dei titolari dei diritti, questa potrebbe essere liberamente utilizzata per il training di sistemi di AI.
Il governo inglese sostiene che il meccanismo proposto permetterebbe di garantire la remunerazione di artisti per l’utilizzo dei loro contenuti protetti da copyright e lo sviluppo di avanzati modelli di AI nel Regno Unito. Tuttavia, è stato riconosciuto che l’approccio proposto potrebbe funzionare solo grazie ad una maggiore trasparenza da parte degli sviluppatori di AI sul materiale utilizzato per l’addestramento e su come questo viene acquisito. Inoltre, dovrebbero essere resi disponibili strumenti tecnici semplici affinché gli autori possano esercitare i propri diritti, sia individualmente che collettivamente. Per fare ciò sarà necessaria la collaborazione tra le società che sviluppano AI e le industrie creative, al fine ideare nuovi sistemi tecnici in grado di garantire un maggiore controllo e una gestione efficace delle licenze per l’utilizzo dei contenuti.
La posizione di artisti e autori inglesi
Secondo gli esponenti dei settori creativi, che hanno organizzato le varie iniziative di protesta, le modifiche alla disciplina sul copyright del governo inglese non andrebbero a tutelare gli autori, ma faciliterebbe lo sfruttamento dei contenuti prodotti nel Regno Unito senza il riconoscimento di alcun compenso. Infatti, una lettera inviata a The Times da un gruppo di artisti, inclusi Ed Sheeran e Dua Lipa, definisce le proposte del governo inglese “una cessione su larga scala dei diritti e dei guadagni dei settori creativi del Regno Unito alle big tech“. Le modifiche al CDPA danneggerebbero gravemente la tutela dei diritti morali degli artisti e minerebbero le fondamenta del diritto d’autore britannico, che attira investimenti e garantisce che le industrie creative, che contribuiscono con 126 miliardi di sterline all’economia inglese e in cui sono impiegate 2,4 milioni di persone, continuino a prosperare.
Inoltre, sono state segnalate le difficoltà legate all’implementazione del sistema di opt-out: ciascun titolare dei diritti su un’opera dovrebbe notificare il proprio dissenso all’utilizzo dell’opera per il training di sistemi di AI a un numero significativo di società ed enti che si occupano di tali attività. I titolari dei diritti dovrebbero anche monitorare costantemente le attività dei soggetti notificati e dovrebbero verificare come le proprie opere sono rese disponibili online. Alla luce di tali criticità, è stato proposto di eliminare il sistema di opt-out e prevedere che i contenuti protetti da diritto d’autore siano utilizzati per l’addestramento di modelli di AI solamente previa concessione di licenze.
AI Act e diritto d’autore in Europa
Anche a livello europeo non sono mancate le contestazioni delle nuove disposizioni del Regolamento UE 2024/1689 (“AI Act“). Molte organizzazioni culturali hanno chiesto che sia maggiormente tutelata la protezione dei diritti d’autore nell’ambito dello sfruttamento di opere e contenuti dai sistemi di AI.
Rispetto ai modelli generativi di AI per finalità generali, che sono in grado di generare testi, contenuti e immagini, grazie all’addestramento tramite grandi quantità di dati, l’AI Act ha riconosciuto che qualsiasi utilizzo di contenuti protetti da diritto d’autore richiede l’autorizzazione del titolare dei diritti interessato, salvo l’applicazione di eccezioni e limitazioni del diritto d’autore previste, ad esempio, dalla Direttiva (UE) 2019/790 (“Direttiva Copyright“), quale quella per text and data mining (Considerando 105, AI Act).
In particolare, la Direttiva Copyright, da cui il governo inglese avrebbe tratto ispirazione, consente l’adozione di eccezioni e limitazioni al diritto d’autore per attività di text and data mining, ossia l’analisi automatizzata di testi e dati digitali per estrarre informazioni, modelli e tendenze, su opere cui si ha legalmente accesso. Tuttavia, l’art. 4, paragrafo 3 della Direttiva Copyright stabilisce che tali eccezioni non si applicano se i titolari dei diritti hanno espressamente riservato l’uso delle loro opere, ad esempio tramite strumenti che ne impediscano l’estrazione automatizzata online.
Pertanto, anche ai sensi dell’AI Act i titolari dei diritti hanno la facoltà di scegliere di riservare l’utilizzo delle opere per evitare l’estrazione di testo e dati. Nel caso in cui il diritto di riservare l’uso delle proprie opere sia stato espressamente riservato in modo appropriato, i fornitori di modelli di AI per finalità generali che intendano compiere l’estrazione di testo e di dati su tali opere devono prima ottenere un’autorizzazione dai titolari dei diritti.
Inoltre, l’AI Act prevede che, per garantire la trasparenza sui contenuti protetti da diritto d’autore utilizzati nell’addestramento dei sistemi di AI, i fornitori di tali sistemi devono elaborare e mettere a disposizione del pubblico una sintesi sufficientemente dettagliata dei dati utilizzati per l’addestramento del modello di AI per finalità generali (Considerando 107 e Art. 53, para. d), AI Act). Tenendo debitamente conto della necessità di proteggere i segreti commerciali e le informazioni commerciali riservate, le informazioni fornite dagli sviluppatori di AI “di respiro ampio e generale, anziché dettagliata sotto il profilo tecnico“: dovrebbero essere indicate le principali raccolte o serie di dati che sono state utilizzate nell’addestramento del modello e le grandi banche dati o archivi di dati privati o pubblici, a cui è stato fatto accesso, fornendo anche una descrizione delle altre fonti di dati utilizzate.
Rispetto alle previsioni dell’AI Act, alcuni rappresentanti dei settori creativi hanno espresso dubbi sull’efficacia dell’applicazione dell’eccezione text and data mining della Direttiva Copyright nel caso di traning di sistemi AI: tale disciplina è stata ideata per specifiche circostanze, in particolare per la ricerca scientifica, e difficilmente sarebbe adattabile a usi non commerciali e di massa di grandi quantità di dati e contenuti protetti da diritto d’autore. Inoltre, sono state anche sollevate critiche rispetto agli adempimenti in materia di trasparenza sui dati utilizzati per l’addestramento dei sistemi di AI, dal momento che le aziende coinvolte potrebbero fornire informazioni generiche e poco dettagliate, che non permetterebbero un’effettiva tutela dei diritti su opere e contenuti utilizzati.
Quali prospettive future?
Alla luce delle numerose criticità emerse sia a livello europeo sia nei singoli ordinamenti nazionali, come dimostrato dal dibattito nel Regno Unito, dove gli artisti hanno fortemente contestato la riforma del copyright, la normativa che disciplina il rapporto tra AI e diritto d’autore potrebbe essere rafforzata per garantire una tutela più efficace per i titolari dei diritti sulle opere utilizzate per il training dei modelli di AI. Oltre a riconoscere il valore economico delle creazioni, ciò consentirebbe agli autori di mantenere il controllo sull’uso dei propri contenuti, assicurando un’adeguata remunerazione e prevenendo forme di sfruttamento non autorizzato.
Per bilanciare la tutela del diritto d’autore con l’innovazione tecnologica nel settore dell’AI, si potrebbe introdurre un sistema che riconosca agli autori il diritto di autorizzare o vietare l’impiego delle proprie opere nei dataset di addestramento dei sistemi di AI, stabilendo condizioni chiare e trasparenti per il loro utilizzo. Questo potrebbe avvenire attraverso strumenti normativi che impongano l’ottenimento del consenso esplicito dei titolari dei diritti, accompagnati da meccanismi di licenza equi e remunerativi.
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