Il 15 luglio 2025, a Bruxelles, il Commissario europeo Michael McGrath ospiterà il Dialogo di Attuazione dedicato alla protezione dei consumatori nell’ambiente digitale.
Questo evento, riservato su invito, riunirà imprese, associazioni di categoria, rappresentanti dei consumatori e autorità nazionali per confrontarsi sulle sfide e sulle possibili aree di miglioramento alla luce delle trasformazioni digitali.
Il Dialogo si inserisce nel più ampio impegno della Commissione europea per semplificare e migliorare l’attuazione delle norme dell’Unione e si basa sui risultati del Digital Fairness Fitness Check, pubblicati nell’ottobre 2024.
Un contesto normativo sotto pressione digitale
Il Digital Fairness Fitness Check ha analizzato tre direttive fondamentali:
- Direttiva 2005/29/CE sulle pratiche commerciali sleali tra imprese e consumatori;
- Direttiva 2011/83/EU sui diritti dei consumatori; e
- Direttiva 93/13/EEC sulle clausole contrattuali abusive.
La valutazione ha confermato che, pur rimanendo strumenti giuridici essenziali per garantire la protezione e il buon funzionamento del mercato unico digitale, tali normative mostrano limiti nell’affrontare le specificità dell’esperienza digitale dei consumatori.
Nel commercio online, infatti, i comportamenti dei consumatori differiscono sensibilmente da quelli offline: vengono influenzati da interfacce accattivanti, notifiche persistenti, design manipolativi e tecniche di profilazione. In questo contesto, le interfacce digitali sono spesso costruite per condizionare, piuttosto che informare.
Le principali problematiche emerse includono:
- Dark patterns che spingono i consumatori a decisioni non pienamente consapevoli (es. falsi countdown, opzioni pre-selezionate);
- Design manipolativo e meccanismi volti a creare assuefazione, simili a quelli che si trovano nel mondo del gioco d’azzardo;
- Targeting personalizzato basato su vulnerabilità emotive o situazioni personali;
- Gestione opaca o complicata degli abbonamenti, spesso difficile da cancellare;
- Pratiche commerciali scorrette degli influencer, che sfuggono alla trasparenza richiesta dalla normativa UE.
Questi fenomeni minano la capacità degli utenti di esercitare liberamente i propri diritti e sollevano interrogativi sulla sufficienza dell’attuale quadro giuridico.
Il ruolo del Digital Fairness Act
È in risposta a tali sfide che la Commissione ha annunciato il futuro Digital Fairness Act (DFA), destinato a completare il quadro normativo che attualmente comprende il Digital Services Act (DSA) e il Digital Markets Act (DMA). Secondo il Commissario McGrath, intervenuto lo scorso aprile al Summit europeo, il DFA sarà «pro-consumatore e pro-imprese», mirato a eliminare le pratiche manipolative e semplificare il quadro normativo per le aziende, soprattutto le PMI.
Uno dei temi centrali del DFA sarà sicuramente quello dei dark patterns, tecniche che manipolano il comportamento degli utenti sfruttando i loro bias cognitivi. Alcuni esempi tipici sono:
- Trick questions: furante la compilazione di moduli, vengono poste domande ambigue per ottenere risposte che gli utenti non avevano intenzione di fornire;
- Sneak into basket: furante gli acquisti su Internet, elementi aggiuntivi vengono aggiunti al carrello della spesa, spesso tramite opzioni preimpostate nelle pagine precedenti;
- Roach motel: facile sottoscrivere un abbonamento premium, molto più difficile è recedere, annullare o non rinnovare;
- Costi nascosti: solo nell’ultimo passaggio del processo di ordine sono visualizzati costi imprevisti come spese di spedizione, tasse o commissioni varie;
- Bait and switch: durante un certo processo accade qualcosa di completamente diverso, per sorprendere i consumatori;
- Pubblicità mimetizzata: gli annunci pubblicitari sono mascherati da elementi di navigazione o altro tipo di contenuto;
- Disguised Adds: la versione di prova gratuita viene convertita in quella a pagamento; il costo è addebitato sulla carta di credito tacitamente; e
- Confirm Shaming: il rifiuto è formulato in modo tale che i consumatori si sentano in colpa se rifiutano – la personalizzazione consente il targeting di coloro che possono sentirsi facilmente in colpa.
Queste pratiche sono pervasive e spesso progettate appositamente per massimizzare il profitto a discapito della trasparenza e dell’autonomia dell’utente.
L’art. 25 del Digital Services Act prevede già il divieto di interfacce ingannevoli, ma non copre l’intero spettro delle tecniche manipolative. Si prevede che il Digital Fairness Act amplierà il campo di applicazione e fornirà definizioni più chiare e sanzioni più efficaci.
Un’occasione per costruire regole migliori e più chiare
Il Dialogo di Attuazione del 15 luglio rappresenta un’occasione unica per dare voce alle imprese, che applicano quotidianamente le norme UE, affinché condividano idee e difficoltà operative. L’obiettivo è raccogliere proposte concrete per migliorare l’efficacia e l’applicabilità delle norme esistenti, senza aumentarne la complessità né i costi.
Accanto alle aziende, saranno pienamente coinvolti anche i rappresentanti dei consumatori e le autorità nazionali, in un confronto equilibrato. La Commissione intende infatti garantire che l’equilibrio tra protezione e semplificazione sia realmente raggiunto, evitando di cadere nel “gold plating” o al contrario, nella deregolamentazione.
I partecipanti potranno discutere anche della combinazione tra diverse normative, cercando soluzioni che riducano la frammentazione giuridica tra Stati membri e rendano più semplice l’applicazione delle regole nel contesto digitale transfrontaliero.
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