L’analisi dei dati per il 2024-2025 rivela un settore in rapida espansione, ma con chiare criticità in termini di misurazione del ROI e distribuzione geografica degli investimenti
Da diversi anni analizzo l’evoluzione del mercato LegalTech documentando le trasformazioni di un settore che ha vissuto fasi alterne di entusiasmo, ondate di investimenti (nel periodo post-pandemico), disillusione e successivo consolidamento.
Nel primo semestre del 2025 non sono mancate operazioni strategiche di M&A a livello globale e colpi di scena con acquisizioni dell’ultima ora. Abbiamo infatti assistito a grandi transazioni che hanno coinvolto capitali significativi, attratti in parte dal clamore generato dal settore dell’intelligenza artificiale.
Guardando ai numeri, si registra una tendenza al consolidamento del settore LegalTech in generale in Europa e, per la prima volta, anche in Italia. L’Italia è stata teatro di una primavera e un’estate dense di eventi internazionali di LegalTech: dal Future Lawyer Europe a Milano al Legal Tech Island a Palermo, fino all’AI Salon, evento itinerante dedicato all’intelligenza artificiale che ha riunito founder, costruttori, investitori e partner dell’ecosistema AI, dove sono emerse anche tematiche verticali sulla tecnologia applicata al settore legale. Un segnale particolarmente significativo della crescente maturità dell’ecosistema italiano è stata la prima conferenza ILTA (International Legal Technology Association) organizzata in Italia, insieme a vari eventi promossi dal Global Legal Tech Hub. L’autunno porterà anche il Legal Tech Forum a Bologna, completando un calendario che testimonia come l’Italia stia diventando sempre più un punto di riferimento per l’innovazione legale europea, beneficiando in parte dell’effetto novità dopo anni di eventi focalizzati su Londra o Berlino.
Partecipare a questi incontri e interagire con altri relatori, espositori di società LegalTech e vari partecipanti mi ha dato una prospettiva privilegiata sull’evoluzione del mercato e mi ha permesso di confrontare le dinamiche italiane con quelle internazionali. I dati che emergono dall’analisi del mercato globale 2024-2025 rivelano uno scenario tanto affascinante quanto complesso, caratterizzato da una crescita esplosiva ma anche da criticità strutturali che meritano un’analisi approfondita, che riassumiamo di seguito.
I numeri di un mercato in espansione
Il mercato globale dei servizi legali ha raggiunto un valore di 1,05 trilioni di dollari nel 2024, mantenendo una crescita costante con un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 4,5-4,6%. Allo stesso tempo, il settore LegalTech ha mostrato una dinamica decisamente più aggressiva, raggiungendo i 26,7 miliardi di dollari con un CAGR stimato del 12,8%.
La differenza tra questi tassi di crescita è particolarmente significativa: mentre il mercato legale tradizionale cresce a un ritmo moderato e stabile, il settore della tecnologia legale si espande a una velocità quasi tripla. Questo divario nel CAGR non solo indica l’accelerazione dell’adozione tecnologica nel settore legale, ma suggerisce anche che nei prossimi anni assisteremo a una progressiva redistribuzione del valore all’interno dell’ecosistema legale, con una quota crescente destinata alle soluzioni innovative.
Tuttavia, queste cifre apparentemente incoraggianti nascondono una realtà più complessa. Il mercato LegalTech rappresenta solo il 2,54% del valore complessivo del mercato legale, evidenziando un enorme potenziale di crescita non ancora sfruttato. Questa percentuale relativamente modesta suggerisce che la penetrazione tecnologica nel settore legale resta limitata, con buone opportunità di ingresso sul mercato (per chi riesce a trovare il giusto product-market fit nelle nicchie rilevanti).
Il divario geografico negli investimenti
Un aspetto particolarmente significativo emerso dall’analisi è la concentrazione geografica degli investimenti. Circa il 70% dei finanziamenti LegalTech è concentrato negli Stati Uniti, mentre i mercati anglofoni (Stati Uniti, Canada, Regno Unito) catturano complessivamente l’80% del totale.
Questa distribuzione disomogenea crea opportunità significative nei mercati meno serviti, dove aspettative culturali specifiche e diversi ordinamenti giuridici richiedono soluzioni LegalTech locali e su misura. Per il mercato italiano, questo scenario rappresenta al tempo stesso una sfida e un’opportunità: la necessità di sviluppare soluzioni specifiche per il contesto normativo nazionale, ma anche la possibilità di creare valore in un mercato meno saturo rispetto a quello britannico – tenendo conto, tuttavia, della grande sfida dell’accesso ai dati, in primis quelli di sentenze e normative, che non sono ancora pienamente accessibili in modo intelligente in un mercato in cui gli incumbent spingono per proteggere i propri monopoli di conoscenza, ma che si interrogano chiaramente sul futuro dei propri modelli di business e sul potenziale di rendere la propria base di conoscenza liquida e accessibile.
Il punto di vista dei General Counsel
Durante i miei interventi a varie conferenze e negli incontri con i clienti, ricevo sempre più spesso domande specifiche sui migliori strumenti da utilizzare per determinate attività legali. Questa crescente domanda di orientamento tecnologico è sintomatica di una domanda di mercato in rapida espansione e di una maggiore consapevolezza del potenziale trasformativo della tecnologia.
Parlando direttamente con i General Counsel, emerge chiaramente che le organizzazioni stanno iniziando a internalizzare strumenti per automatizzare attività ripetitive, ma al tempo stesso cresce l’apprezzamento per i consulenti esterni che non solo sanno utilizzare efficacemente questi strumenti, ma sono anche in grado di guidare i clienti nell’implementazione e nell’uso strategico delle tecnologie per creare valore aggiunto tangibile.
Questa tendenza è confermata dai dati di un recente studio, che ha coinvolto 60 General Counsel e Chief Legal Officer italiani. Lo studio rivela che l’abilitazione del business attraverso l’intelligenza artificiale generativa è una priorità per il 65% dei dipartimenti legali, mentre il 47% considera una priorità affinare la propria strategia tecnologica e integrare tecnologia legale e di business.
Tuttavia, nonostante il crescente interesse, il 62% degli intervistati si trova ancora nelle fasi di ideazione e sperimentazione della GenAI, suggerendo che esiste ancora un divario significativo tra intenzioni strategiche e implementazione operativa. Attualmente, i principali usi della GenAI riguardano la redazione di documenti legali (38%), la gestione della conoscenza (35%) e la compliance normativa (32%).
Tra i principali ostacoli all’accelerazione tecnologica figurano i vincoli di budget (52%) e la disorganizzazione nella gestione dei dati (43%), evidenziando che le sfide non sono solo tecnologiche ma anche organizzative e strutturali. Questo scenario conferma l’importanza di un approccio consulenziale che affronti non solo gli aspetti tecnici, ma anche quelli strategici e di implementazione.
L’adozione dell’AI: tra entusiasmo e misurazione
I dati sull’adozione dell’intelligenza artificiale nel settore legale mostrano una crescita significativa ma anche alcune criticità nell’approccio strategico. Secondo il Thomson Reuters Generative AI in Professional Services Report 2025, il 41% dei professionisti legali utilizza oggi strumenti di AI pubblici, con un ulteriore 17% che impiega soluzioni di AI specifiche per il settore.
L’uso organizzativo dell’AI è quasi raddoppiato, passando dal 12% nel 2024 al 22% nel 2025. Ancora più impressionante è la percezione futura: il 95% dei professionisti legali ritiene che l’AI sarà centrale nei flussi di lavoro delle proprie organizzazioni entro cinque anni, nonostante solo il 13% la consideri centrale oggi.
Tuttavia, emerge un divario critico nella misurazione dei risultati: solo il 20% delle organizzazioni misura attualmente il ROI dei propri investimenti in AI, mentre il 59% non misura affatto. Questo suggerisce un’ampia ma poco sistematica sperimentazione, che può portare a sprechi di tempo e budget e, in ultima analisi, a una perdita di fiducia tra i decisori.
Le sfide dell’implementazione strategica
Dai panel a cui ho partecipato quest’anno è emerso chiaramente che, sebbene l’entusiasmo per l’AI resti alto e la maggior parte delle organizzazioni abbia sperimentato o integrato soluzioni di AI, la chiave del successo risiede nel focalizzarsi sui pain point dei processi piuttosto che sulle funzionalità tecnologiche.
La sfida principale non è identificare strumenti di AI promettenti, ma comprendere dove si trovano effettivamente i colli di bottiglia operativi dell’organizzazione e determinare quali tecnologie specifiche possano affrontarli efficacemente. Molti team legali si avvicinano all’adozione tecnologica al contrario, selezionando soluzioni apparentemente utili e sofisticate prima di mappare chiaramente le proprie sfide operative.
Dall’analisi di mercato e dal feedback raccolto dagli operatori sono emerse diverse criticità:
- Complessità nella scelta dei fornitori: con quasi 9.500 società LegalTech a livello globale, i team legali affrontano una paralisi decisionale nella selezione delle soluzioni. L’abbondanza di opzioni spesso oscura le domande fondamentali sulla compatibilità dei processi e sulla reale creazione di valore.
- Integrazione culturale: oltre il 95% dei professionisti legali ritiene che l’AI sarà centrale entro 5 anni, secondo il report Thomson Reuters, mentre oltre il 41% utilizza strumenti di AI pubblici. Tuttavia, l’elemento umano – formazione, change management e integrazione nei flussi di lavoro – resta la principale sfida di implementazione.
- Misurazione del ROI: la mancanza di metodologie e KPI per misurare sistematicamente il ROI nel settore suggerisce che molte organizzazioni stanno investendo in tecnologia senza stabilire metriche chiare di successo o adeguati framework di valutazione.
Prospettive future e metodologie process-first
Per affrontare queste sfide, è consigliabile implementare metodologie di process mapping per identificare i reali pain point operativi e analizzare le opportunità di intervento in modo strategico, tenendo conto sia del budget disponibile sia delle priorità (il famoso principio di Pareto secondo cui automatizzare il 20% delle attività può generare l’80% dei benefici complessivi). Questo approccio implica una strategia basata su quattro macro pilastri:
- Individuazione dei pain point: documentazione sistematica dei flussi di lavoro attuali per identificare le attività dispendiose in termini di tempo, soggette a errori o frustranti.
- Analisi dei colli di bottiglia: quantificazione dell’impatto di ciascun pain point identificato su produttività, qualità e soddisfazione del cliente.
- Allineamento tecnologico: abbinamento delle capacità tecnologiche specifiche alle sfide di processo mappate.
- Prioritizzazione dell’implementazione: classificazione delle opportunità di intervento in base all’impatto potenziale e alla complessità di implementazione.
Ciascuno dei quattro pilastri viene solitamente approfondito attraverso una serie di analisi a cascata, che consentono di affrontare il processo in modo strutturato e scientifico. Ma il quadro complessivo è chiaro: l’innovazione – soprattutto in ambito legale – richiede un approccio tanto creativo e audace quanto rigoroso e prevedibile, capace di coniugare visione strategica e metodo analitico.
Conclusioni: intelligenza strategica oltre l’entusiasmo tecnologico
Il mercato LegalTech si trova a un punto di svolta critico (ancora una volta). Sebbene il potenziale di crescita resti enorme, il successo (reale, impattante, non solo exit milionarie) dipenderà sempre più da implementazioni strategiche, focalizzate sui processi, piuttosto che da approcci technology-first.
In un mercato affollato di soluzioni, il vantaggio competitivo appartiene a chi sa identificare ciò di cui ha davvero bisogno.
Avvicinandoci al 2025, la domanda non è più se adottare Legal Tech, ma come farlo in modo intelligente, misurabile e sostenibile. La maturità del settore sarà misurata non tanto dall’entusiasmo per le nuove tecnologie, quanto dalla capacità di implementarle in modo strategico per creare valore reale e duraturo.