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La recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (conosciuta anche come Sentenza Diarra) avrà un sostanziale impatto sul settore dello sport.

La sentenza trae origine da una questione pregiudiziale sollevata dalla Corte d’Appello di Mons, in Belgio. La vicenda riguarda la compatibilità di alcune disposizioni del “Regolamento FIFA sullo status e trasferimento dei calciatori” (FFTR) con le norme del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), in particolare con gli articoli relativi alla libera circolazione dei lavoratori (art. 45 TFUE) e alle regole di concorrenza (art. 101 TFUE). Il rinvio alla Corte è avvenuto nell’ambito di un contenzioso tra la FIFA e un calciatore francese, Lassana Diarra, che ha messo in discussione la conformità delle norme FIFA rispetto ai diritti conferiti dal Trattato UE.

Il caso ruota attorno a una questione fondamentale: in che misura le regole della FIFA, che disciplinano la risoluzione anticipata dei contratti tra calciatori e club, siano compatibili con il diritto comunitario. In particolare, Diarra contestava la legittimità delle sanzioni imposte nei confronti dei giocatori che rescindevano il contratto senza giusta causa, e le conseguenze per i club che decidevano di tesserare tali giocatori.

La disputa tra Diarra e la Lokomotiv Mosca ha avuto inizio nel momento in cui il giocatore ha deciso di risolvere il suo contratto unilateralmente per giusta causa. Tuttavia, in base alle regole FIFA, tale azione comportava il pagamento di una significativa indennità a favore del club, calcolata in base al valore rimanente del contratto. Inoltre, la FIFA imponeva sanzioni anche per i club che successivamente avessero ingaggiato il calciatore, rendendo difficile per Diarra trovare una nuova squadra disposta a correre questo rischio.

Nel caso specifico, il club belga Sporting Charleroi aveva manifestato interesse ad ingaggiare il calciatore, ma il mancato rilascio del Certificato Internazionale di Trasferimento (CIT) da parte della Federazione Russa ha impedito la formalizzazione del trasferimento, a causa del contenzioso ancora in corso tra Diarra e la Lokomotiv Mosca.

Nel 2015, la FIFA ha stabilito che Diarra dovesse risarcire la Lokomotiv con una somma pari a 10,5 milioni di euro. Questa decisione è stata confermata dal Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS), portando Diarra a citare la FIFA e la Federazione russa davanti alla giustizia belga, con la richiesta di risarcimento per il danno subito a causa delle restrizioni FIFA.

La Corte di Giustizia è stata chiamata a pronunciarsi sulla compatibilità delle norme FIFA con le disposizioni del TFUE. Nell’affrontare il caso, la Corte ha sottolineato l’importanza di esaminare separatamente le questioni relative all’art. 45 (libera circolazione dei lavoratori) e all’art. 101 (concorrenza), poiché ciascuno persegue obiettivi distinti e prevede condizioni di applicazione differenti.

Secondo la Corte, le norme del FFTR che bloccavano il trasferimento dei calciatori in presenza di un contenzioso con il club d’origine violavano l’articolo 45 TFUE, in quanto rappresentavano un ostacolo evidente alla libera circolazione dei lavoratori all’interno del mercato europeo. La semplice esistenza di una controversia impediva al calciatore di trasferirsi, mentre i rischi finanziari e le sanzioni sportive rendevano impossibile per un nuovo club assumerlo.

La Corte ha riconosciuto che alcune limitazioni alla libera circolazione possono essere giustificate per garantire la stabilità dei contratti tra club e calciatori, un elemento ritenuto essenziale per la regolarità delle competizioni sportive. Tuttavia, ha stabilito che le sanzioni imposte dalle norme FIFA erano sproporzionate e favorivano in modo eccessivo gli interessi dei club, rispetto ai diritti dei calciatori.

Sul fronte della concorrenza, la Corte ha stabilito che le norme FIFA costituissero una restrizione della concorrenza, violando così l’articolo 101 TFUE. Tali regole ostacolavano la possibilità per i club di ingaggiare liberamente giocatori, introducendo barriere artificiali che limitavano la concorrenza nel mercato dei trasferimenti.

Una delle questioni sollevate dalla sentenza riguarda la sua possibile portata: si tratta di un giudizio limitato alle specifiche norme sottoposte all’esame della Corte, o la decisione mette in dubbio l’intero sistema di trasferimenti regolato dalla FIFA? Pur se critica verso alcune disposizioni, la Corte non sembra mettere in discussione il principio generale di stabilità contrattuale che regola i rapporti tra club e calciatori, che è alla base del sistema di trasferimenti. Piuttosto, il focus della Corte è stato sulle sanzioni sproporzionate e sugli ostacoli eccessivi alla mobilità dei giocatori.

In conclusione, la sentenza della Corte di Giustizia evidenzia i limiti di alcune disposizioni del regolamento FIFA sul trasferimento dei calciatori, in quanto incompatibili con il diritto europeo in materia di libera circolazione e concorrenza. Tuttavia, la decisione non implica una totale bocciatura del sistema di trasferimenti, riconoscendo che alcune restrizioni possono essere giustificate dalla necessità di garantire la stabilità contrattuale e la regolarità delle competizioni sportive. Sarà comunque necessario un adeguamento delle regole FIFA per garantire una maggiore proporzionalità e trasparenza. La FIFA stessa a seguito della sentenza della CGUE ha già annunciato di essere pronta e decisa nel migliorare la regolamentazione del trasferimento dei giocatori e disponibile al dialogo con i vari stakeholders coinvolti.

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