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Il 19 maggio 2025, negli US è stato approvato il “Take It Down Act”, una legge che criminalizza la diffusione di immagini intime non consensuali, comprese quelle create con l’intelligenza artificiale. Le piattaforme online dovranno rimuoverle entro 48 ore dalla segnalazione.

Cosa sono i deepfake?

I deepfake sono contenuti audiovisivi manipolati tramite l’intelligenza artificiale (IA) per far sembrare che una persona stia dicendo o facendo qualcosa che in realtà non è mai avvenuto. Attraverso sofisticati algoritmi di machine learning, è possibile sovrapporre volti, modificare movimenti labiali o ricreare voci umane con una precisione sempre maggiore. Anche se queste tecnologie hanno usi legittimi (come nel cinema o nell’intrattenimento), sono sempre più sfruttate per creare immagini e video pornografici non consensuali, che colpiscono in particolare donne e minori.

Cosa è successo e perché serviva questa legge?

Negli ultimi anni, la diffusione non consensuale di immagini intime (note anche come revenge porn o image-based abuse) è esplosa, complice l’accessibilità delle tecnologie deepfake e la viralità dei social media. Migliaia di persone, spesso donne, si sono ritrovate vittime di contenuti sessuali falsificati o rubati, con conseguenze devastanti sul piano psicologico, lavorativo e relazionale.

La risposta del legislatore federale statunitense è arrivata con l’approvazione del Take It Down Act. La legge criminalizza la pubblicazione o condivisione di immagini intime senza il consenso della persona raffigurata, sia che si tratti di contenuti reali che generati artificialmente. La pena prevista è fino a 3 anni di carcere più sanzioni pecuniarie. Inoltre, obbliga le piattaforme social a rimuovere i contenuti segnalati entro 48 ore e a fare “sforzi ragionevoli” per eliminare eventuali copie.

Un tema bipartisan ma non senza critiche

La legge ha ricevuto ampio supporto bipartisan e l’approvazione di attivisti, genitori e persino della first lady. Tuttavia, importanti organizzazioni per i diritti civili digitali, come Electronic Frontier Foundation (EFF) e Center for Democracy and Technology (CDT), hanno criticato la legge per la sua formulazione vaga e per il potenziale di abuso.

Mary Anne Franks, presidente della Cyber Civil Rights Initiative (CCRI), ha avvertito che le disposizioni potrebbe rivelarsi una “pillola avvelenata” per le vittime. Il rischio è duplice: da un lato, le piattaforme vicine all’amministrazione potrebbero ignorare le segnalazioni; dall’altro, piattaforme più piccole potrebbero essere travolte da segnalazioni false, compromettendo la libertà d’espressione e la tutela della privacy (in particolare nei sistemi criptati).

La situazione in Italia

In Italia, il Garante della Privacy ha pubblicato una scheda informativa per sensibilizzare sui rischi del deepfake, ma al momento non esiste una normativa specifica. Le condotte possono rientrare in reati esistenti come diffamazione, sostituzione di persona, truffa, frode informatica, estorsione o diffusione illecita di contenuti sessualmente espliciti. Poiché spesso coinvolgono dati personali, si applica anche il GDPR.

Il 23 aprile 2024 il Governo ha approvato un disegno di legge che introduce il nuovo reato di deepfake (art. 612-quater c.p.), punito con la reclusione da 1 a 5 anni. Si configura quando contenuti (immagini, video, audio) falsi, generati o manipolati con l’IA, vengono diffusi inducendo in inganno e arrecando un danno ingiusto.

Conclusione

Dall’Italia agli Stati Uniti, i governi stanno rafforzando la propria risposta normativa ai rischi posti dalle tecnologie di manipolazione digitale. Con l’introduzione del nuovo reato di deepfake nel Codice penale italiano e l’entrata in vigore del Take It Down Act negli Stati Uniti, il messaggio è inequivocabile: l’abuso dell’intelligenza artificiale per ledere la dignità e i diritti delle persone comporterà conseguenze penali concrete.

Su un argomento simile può essere d’interesse l’articolo: “Rafforzata la strategia degli Stati Uniti sull’intelligenza artificiale

Autrice: Dorina Simaku

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