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L’Unione Europea e gli Stati Uniti stanno prendendo strade radicalmente diverse in materia di diritti d’autore e formazione sull’intelligenza artificiale generativa.

Mentre la Corte Suprema dell’UE sta per pronunciarsi sul primo caso di presunta violazione del diritto d’autore da parte di un modello di intelligenza artificiale, i giudici statunitensi hanno già iniziato ad accogliere le argomentazioni di fair use avanzate dai giganti della tecnologia. In questa puntata di Diritto al Digitale, Giulio Coraggio analizza il caso Like Company contro Google Ireland e mette a confronto il rigido quadro normativo dell’UE con l’approccio più flessibile, ma imprevedibile, degli Stati Uniti. Cosa significherà questo per piattaforme come ChatGPT, Gemini e Claude? Ascoltate per scoprirlo.

Potete ascoltare la puntata su Apple Podcasts, Google Podcasts, Spotify e Audible e qui sotto:

Di seguito è riportata la trascrizione dell’episodio:

🎙️ [APERTURA]

Cosa succede quando un modello di IA “trae ispirazione” da un articolo o da una fotografia protetti da copyright per generare qualcosa di nuovo?

E se quella creazione diventasse parte di un prodotto commerciale?

Il confine tra ispirazione, trasformazione e violazione del copyright sta diventando sempre più labile.

E ora l’Europa è chiamata a tracciare quella linea, una volta per tutte.

La Corte di giustizia dell’Unione europea ha ricevuto il suo primo caso riguardante il diritto d’autore nel contesto dell’IA generativa.

È una battaglia che è già iniziata negli Stati Uniti, dove il fair use ha scatenato un’ondata di cause legali, titoli di giornali e polemiche.

Ma l’Europa seguirà la strada degli Stati Uniti o adotterà una posizione più dura?

🎙️ INTRODUZIONE

Bentornati a Diritto al Digitale, il podcast in cui esploriamo l’intersezione tra diritto e innovazione.

Sono Giulio Coraggio, avvocato specializzato in tecnologia e dati presso lo studio legale internazionale DLA Piper.

Oggi approfondiremo una questione giuridica che potrebbe ridefinire lo sviluppo dell’IA generativa in tutta l’Unione Europea: il primo caso dinanzi alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) riguardante la protezione del diritto d’autore nell’era dell’IA.

Vedremo anche come gli Stati Uniti stanno affrontando la stessa questione attraverso la lente del fair use e cosa tutto questo significa per gli sviluppatori, i creatori e le aziende di IA.

🎙️ Il caso CJEU: Like Company contro Google Ireland

La storia inizia in Ungheria, con un eccentrico articolo pubblicato da Like Company sul sito web balatonkornyeke.hu.

L’articolo riportava affermazioni insolite sulla pop star ungherese Kozso, tra cui il suo presunto piano di liberare dei delfini nel lago Balaton, insieme ad altri dettagli raccolti da fonti pubbliche come giornali e social media.

In seguito, un utente ha chiesto al chatbot Gemini di Google di riassumere in ungherese le informazioni su Kozso.

Secondo Like Company, la risposta di Gemini riprendeva le stesse frasi presenti nell’articolo originale, senza attribuzione e senza alcuna licenza per l’utilizzo dei contenuti protetti da copyright.

Ciò ha portato a una causa legale in Ungheria e ora la Corte Suprema ungherese ha deferito il caso alla CGUE.

La questione in gioco è se la generazione di testo da parte di un modello di IA possa costituire una violazione del diritto d’autore, anche quando avviene in risposta a una singola richiesta dell’utente.

Alla Corte è stato chiesto di rispondere a tre domande fondamentali:

  • I contenuti generati dall’IA che riproducono elementi protetti possono essere considerati una comunicazione al pubblico?
  • Tali output possono essere considerati riproduzioni non autorizzate, anche se non pubblicati separatamente?
  • E tale utilizzo potrebbe rientrare in una delle eccezioni o limitazioni previste dal diritto dell’Unione?

Queste domande non sono solo tecniche, ma anche altamente politiche.

La sentenza della CGUE stabilirà le regole per i modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) come ChatGPT, Gemini e Claude in tutto il mercato dell’UE.

🎙️ L’approccio degli Stati Uniti: il fair use sale sul palco

Nel frattempo, oltreoceano, i tribunali statunitensi si sono già pronunciati su casi simili, con esiti molto diversi.

In due recenti sentenze, i giudici statunitensi hanno accettato che aziende come Meta potessero invocare la dottrina del fair use per giustificare l’utilizzo di materiali protetti da copyright per l’addestramento dell’IA.

Un giudice ha riassunto così:

“Nessun caso precedente risponde alla domanda se la copia di Meta fosse un uso lecito. La risposta a questa domanda deve essere data applicando in modo flessibile i fattori dell’uso lecito”.

Questa è la differenza fondamentale: il sistema di uso lecito statunitense è flessibile e si basa su quattro fattori generali:

  • Lo scopo trasformativo dell’uso.
  • La natura dell’opera originale.
  • La quantità di contenuto copiato.
  • E l’effetto sul mercato dell’uso.

I giudici statunitensi hanno riconosciuto che anche l’addestramento automatizzato su larga scala dell’IA può essere considerato trasformativo, e quindi eventualmente fair use, se sostiene il progresso tecnologico.

Tuttavia, hanno anche chiarito che se l’addestramento danneggia il mercato originale, i titolari dei diritti d’autore potrebbero comunque vincere. Il risultato dipende quindi da come si evolvono i fatti, caso per caso.

🎙️ UE vs USA: due mondi giuridici, una corsa all’IA

Questa divisione giuridica rivela due visioni contrapposte su come regolamentare l’IA e il diritto d’autore.

Da un lato, l’UE applica una rigida protezione del diritto d’autore, con un elenco chiuso di eccezioni. Ciò significa che gli sviluppatori di IA generativa potrebbero dover ottenere una licenza per ogni singolo contenuto utilizzato per addestrare i propri modelli, una sfida enorme.

Dall’altro lato, gli Stati Uniti offrono maggiore flessibilità, ma anche maggiore incertezza giuridica. Ogni caso diventa una battaglia, con costosi contenziosi e senza precedenti chiari.

E ora che l’AI Act è stato approvato nell’UE, sorgono ulteriori domande:

  • In che modo gli sviluppatori saranno tenuti a documentare i loro set di dati di addestramento?
  • Verranno applicati standard rigorosi di governance dei dati?
  • E chi ha la responsabilità del rispetto del copyright: il fornitore di IA o l’utente finale?

Queste questioni saranno presto al centro dell’attenzione.

🎙️ CONCLUSIONE

Siamo a un punto di svolta.

La prossima decisione della CGUE potrebbe plasmare l’intero futuro dello sviluppo dell’IA in Europa.

E il confine tra innovazione tecnologica e violazione del copyright non è mai stato così sottile.

➡️ Come dovremmo regolamentare l’uso di materiali protetti da copyright nella formazione sull’IA?

➡️ L’Europa dovrebbe adottare un modello più rigoroso o un approccio più flessibile come quello americano?

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