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Nel contesto della diffusione a livello mondiale del coronavirus COVID-19, l’Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale (WIPO) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) hanno iniziato a discutere in merito alla possibilità di garantire un più ampio accesso ad alcuni farmaci e forniture mediche brevettati al fine di far fronte a tale emergenza.

In particolare, il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha recentemente dichiarato di sostenere la proposta del presidente del Costa Rica di “creare un insieme di diritti relativi all’utilizzo di test, medicine e vaccini, con accesso gratuito o licenza a condizioni ragionevoli e accessibili per tutti i Paesi“. Ghebreyesus ha inoltre invitato tutte le nazioni, le aziende e gli istituti di ricerca a sostenere la scienza aperta e la collaborazione in questo particolare frangente storico.

Inoltre, Francis Gurry, direttore generale del WIPO, interrogato sulle richieste di accesso ai farmaci e sulle licenze obbligatorie, nei primi giorni di aprile ha dichiarato in conferenza stampa che, pur trattandosi di una questione delicata, il quadro giuridico internazionale garantisce una certa flessibilità, specialmente in relazione alla salute e alle emergenze sanitarie. Gurry ha poi precisato che lo strumento della licenza obbligatoria, previsto dall’accordo TRIPS e dal Regolamento (CE) n. 816/2006, potrebbe adattarsi perfettamente alle esigenze attuali di salute pubblica, purché i limiti di un’eventuale licenza obbligatoria siano individuati con precisione.

Sebbene ad oggi siamo lontani dalla commercializzazione di un vaccino, è importante tenere presente l’esigenza espressa dai direttori generali del WIPO e del WHO, e le conseguenze che potrebbero derivarne in tema di diritti di proprietà industriale.

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