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Il 2 aprile sono state presentate le Conclusioni dell’Avvocato Generale Saumandsgaard Øe, nella causa C-264/19, pendente dinanzi alla Corte di Giustizia. La società tedesca Constantin Film Verleih GmbH, che dispone dei diritti di sfruttamento esclusivi su alcune opere cinematografiche in Germania, chiedeva a YouTube e Google di fornire alcune informazioni relative agli utenti che hanno pubblicato online tali film in violazione dei propri diritti esclusivi.

Il giudice del rinvio (la Corte federale di giustizia tedesca), constatando che la soluzione dipendeva dall’interpretazione della nozione di “indirizzo” di cui all’articolo 8, paragrafo 2, lettera a), della direttiva 2004/48, ha deciso di sospendere il procedimento e di chiedere alla Corte di se l’articolo in questione debba essere interpretato nel senso che gli Stati membri hanno l’obbligo di prevedere la possibilità, per l’autorità giudiziaria competente, di ordinare, per quanto riguarda un utente che abbia caricato file lesivo di un diritto di proprietà intellettuale, la fornitura dell’indirizzo e-mail, del numero di telefono, dell’indirizzo IP utilizzato per caricare tali file nonché dell’ultimo indirizzo IP utilizzato dall’utente per accedere al proprio account.

Sul punto, l’Avvocato Generale ha concluso che “nel linguaggio corrente – punto di partenza del processo di interpretazione – il termine «indirizzo» rinvia al solo indirizzo postale. Pertanto, tale termine, qualora sia utilizzato senza ulteriori precisazioni, non indica l’indirizzo e-mail o l’indirizzo IP”. Ne consegue che YouTube e Google non sono tenuti, secondo l’opinione dell’Avvocato Generale, a fornire il numero di telefono, l’indirizzo e-mail e l’indirizzo IP di un utente che sta violando i diritti di proprietà intellettuale ai sensi della direttiva Enforcement. Egli ha inoltre ricordato che la tutela dei diritti di proprietà intellettuale, garantita dall’art. 17(2) della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, non è assoluta e deve sempre essere bilanciata con l’interesse pubblico e con i diritti fondamentali degli utenti, compreso il diritto alla protezione dei dati personali.

Sul medesimo tema, la recente giurisprudenza nazionale sembra andare nella direzione opposta, richiedendo agli hosting provider di fornire ai titolare dei diritti qualsiasi informazione in loro possesso che permetta di identificare gli autori della violazione. Pertanto, è la decisione finale della Corte di Giustizia – ove non si discostasse dall’opinione qui riportata – potrebbe ribaltare l’orientamento nazionale.

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