Analizziamo le nuove tendenze del Legal Tech e come rappresenta una innovazione dirompente per l’offerta dei servizi legali.
Ogni innovazione nel settore legale è circondata da un’alea di hype che si accompagna quasi sempre ad una buona dose di aspettative (da parte dei potenziali early adopters) e di critiche (dai tradizionalisti conservatori). Il Legal Tech potrebbe aver raggiunto un periodo di maturità, in cui le aspettative lasciano spazio a progetti concreti e misurabili e nuove tendenze. Vediamo come e soprattutto perché.
L’affermarsi di un vero e proprio mercato della tecnologia legale, o Legal Tech, per molti ha rappresentato una innovazione dirompente. La tecnologia è progressivamente diventata più di uno strumento, fino ad essere percepita come un valore aggiunto in grado di offrire un vantaggio competitivo determinante.
Dopo una iniziale “corsa all’oro”, in cui ogni Studio legale, società o istituzione dichiarava di sviluppare, investire o almeno usare Legal Tech e gli investimenti in startup o società già attive nel settore si sono susseguiti a pioggia, negli ultimi periodi il mercato ha iniziato ad avvicinarsi ad un periodo di maturità.
Secondo l’hype cycle di Gartner, che offre una lettura del valore percepito delle innovazioni, dopo il picco delle aspettative, inevitabilmente, l’impazienza per i risultati inizia a sostituire l’entusiasmo iniziale per il valore potenziale. Problemi di performance, un’adozione più lenta del previsto o l’incapacità di ottenere ritorni finanziari nei tempi previsti sono tutti fattori che portano a disattendere le aspettative, e la disillusione si fa strada.
Il tema è emerso ed è stato affrontato alla Legal Geek conference 2022, dove i principali esperti di Legal Tech e innovazione legale si sono riuniti lo scorso Settembre. Ecco quali sono i trend più interessanti che sono emersi durante le due giornate di eventi.
Una finestra sul futuro: come intercettare i tendenze in arrivo nel Legal Tech
Il triennio 2019-2022 ha visto una impennata vertiginosa dell’utilizzo della tecnologia a supporto delle attività svolte dai professionisti attivi nel settore legale, dal semplice svolgimento – oramai naturalizzato – delle riunioni tecniche online, alla gestione di interi processi di lavoro, come la redazione, negoziazione e sottoscrizione di contratti.
Nella quotidianità professionale post-pandemica il ricorso agli strumenti di Legal Tech è diventato una prassi generalmente auspicata, quasi necessaria, sia per le organizzazioni più grandi che devono gestire complessità operative e di volumi, sia per le realtà medio/piccole che vedono nell’efficienza il carattere distintivo e indispensabile delle proprie attività.
Quale naturale conseguenza la produzione di report e studi di settore, così come l’organizzazione di corsi e conferenze sul tema sono incrementati. Tra tutte, la conferenza Legal Geek è quella che riunisce la platea più vasta e variegata di partecipanti da tutto il mondo che si è tenuta il 28 e 29 settembre scorso a Londra e a cui abbiamo partecipato con una nutrita delegazione di rappresentanti di DLA Piper a conferma dell’impegno dello studio nel Legal Tech.
Oltre 2000 partecipanti da 40 paesi si sono riuniti per prendere parte alla due giorni di eventi: un susseguirsi di 150 speech intervallati da workshop didattici pratici e dimostrazioni live dei nuovi prodotti rilasciati sul mercato. Oltre alle tendenze già note, come il generale incremento di domanda di soluzioni LegalTech e l’affermarsi delle Legal Operations, sono emersi nuovi trend interessanti che offrono un punto di vista pioneristico sull’evoluzione della professione legale e delle attività connesse.
I temi discussi negli oltre 150 speech sono stati molto variegati, concisi e diretti. In linea con lo stile “geek” della conferenza, che strizza l’occhio ad un parterre di partecipanti misto: dai legali in-house agli avvocati delle law firm grandi e piccole, dai produttori di soluzioni Legal Tech ai consulenti di strategie innovative per le aziende.
Sorprendentemente il focus sottostante di tutti gli interventi non è mai stato la tecnologia. Il che è quantomeno singolare per un conferenza sulla tecnologia legale.
Buzzword come AI, blockchain e metaverso hanno lasciato il posto ad interventi focalizzati sull’identificazione del valore effettivo che la tecnologia offre alle persone per migliorarne la vita professionale quotidiana e consentire un migliore work-life balance.
Selezione, implementazione e adoption: la triade magica
Si è discusso molto di selezione e di come individuare la soluzione più adatta in base alle esigenze effettive non solo degli utenti utilizzatori, ma anche in base alle risorse tecniche e di know-how disponibili.
A fronte di numerose soluzioni esistenti ormai sul mercato, i produttori si sono mostrati più maturi e attenti alle peculiarità dei propri clienti. L’attività legale e gli strumenti che la supportano necessitano sicuramente di un ammodernamento in termini di intuitività riguardo l’interazione con l’utente, e nella fase di implementazione è opportuno tenere conto delle caratteristiche concrete dell’utente, per favorire l’adoption delle soluzioni selezionate.
Ad esempio diversi produttori hanno realizzato versioni plugin dei propri prodotti, integrandoli in software che vengono già utilizzati dalla maggior parte dei clienti target, come gli strumenti del pacchetto Office o i tool di gestione del lavoro come Slack o iManage.
L’obiettivo è minimizzare la resistenza all’utilizzo delle nuove soluzioni limitando la necessità di imparare ad usare un nuovo strumento ed utilizzando comandi e workflow già noti all’utente, per rendere la transizione semplice e non faticosa.
Questo approccio però può anche limitare la facoltà di distaccarsi dalla “strada vecchia” per aprirsi all’innovazione, la “strada nuova” tutta da scoprire sperimentando modi nuovi di concepire la professione.
In questo senso diversi esponenti del mondo in-house hanno manifestato una grande disponibilità ed interesse ad essere coinvolti attivamente da parte dei propri consulenti in un processo di co-creazione di soluzioni ad hoc, che combinino l’advice legale con modalità innovative di fruizione ed utilizzazione.
Gli studi legali si alleano con i provider: un nuovo modello di partnership
Oltre al consueto focus sulla user experience si è discusso molto della necessità di garantire un elevato grado di affidabilità degli strumenti e dei servizi, sia in termini di sicurezza cyber che in termini di qualità del servizio offerto.
L’attività legale, per sua natura, può presentare aspetti complessi e delicati e prevede molto spesso il trattamento di dati confidenziali dei clienti. Sia il professionista legale utilizzatore dello strumento Legal Tech che il cliente che beneficia dell’attività svolta devono essere messi in condizione di comprendere in maniera trasparente i benefici ed i rischi legati all’utilizzo di tecnologie come l’AI.
Molte startup che hanno realizzato soluzioni tecnologiche innovative hanno dichiarato di aver riscontrato difficoltà nell’approcciare i clienti, ritrosi e diffidenti ad affidare la gestione di attività legali – anche parzialmente – alla tecnologia o a fornitori alternativi di servizi (ALSPs).
Allo stesso tempo alcune law firm, pur avendo un rapporto diretto con i clienti, non hanno ancora le competenze o il modello di business adatto per gestire interamente lo sviluppo da zero di soluzioni altamente tecnologiche.
Delle tendenze emergenti sembrano essere la nascita di partnership proprio tra gli studi legali e i produttori di soluzioni Legal Tech. Una sorta di alleanza che mira a combinare il meglio dei due mondi: l’elevata competenza ed esperienza legale con la competenza tecnica e le risorse tecnologiche.
Cosa aspettarsi in Italia come tendenze nel Legal Tech?
Personalmente sono rimasto abbastanza sorpreso della scarsa partecipazione alla conferenza di esponenti delle law firm o società Legal Tech italiane, soprattutto considerando che il mondo giuridico italiano è sicuramente molto interessato alle tematiche legate all’innovazione legale. Il consulente legale, sia in-house che esterno, è sempre più un partner strategico del business e per vincere le sfide della pressante concorrenza globalizzata dobbiamo certamente ottimizzare l’utilizzo delle risorse esistenti per ridurre le inefficienze operative.
In prospettiva si affermeranno nuovi percorsi di carriera ibridi, in cui le competenze legali saranno arricchite ed affiancate da competenze tecnologiche, di project management e commerciali.
Molti professionisti protagonisti degli speech a Londra hanno iniziato la propria carriera in maniera tradizionale, all’interno di studi legali o aziende, per poi convergere verso nuovi percorsi all’interno (o alla guida) di realtà innovative, per la maggior parte con sede all’estero.
Per evitare una fuga dei cervelli 2.0 le aziende e gli studi legali dovranno aprirsi sempre più all’innovazione, non sono del modo di svolgere le attività lavorative, ma anche nel modo di concepire la carriera professionale, evoluta oramai come il resto che ci circonda.
Sul medesimo tema può essere interessante l’articolo “Zopito Nobilio, Head of Legal Transformation di ENEL, sul legal tech e le sue prospettive”.