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Una recente vicenda tra una nota società di abbigliamento sportivo e il celebre rapper Kanye West ha portato il brand a voler cessare la storica collaborazione con il cantante e icona fashion e ha acceso i riflettori sul ruolo delle clausole morali nei contratti di sponsorizzazione.

Infatti, Kanye West avrebbe pronunciato alcune frasi antisemite e discriminatorie che vanno contro ai valori aziendali di diversità e inclusione, rispetto reciproco ed equità che persegue la società con cui collaborava.

Nei contratti di sponsorizzazione vengono sovente inserite le cd. clausole morali, ossia una tipologia di clausole di matrice nordamericana che consente allo sponsor di risolvere il contratto nei casi in cui lo sponsee ponga in essere determinate condotte che possano danneggiare l’immagine e la reputazione della società con cui si era impegnato contrattualmente. Lo scopo di tali clausole è dunque quello di proteggere l’immagine dell’azienda e il valore del brand ed è necessario che il testimonial ne rispecchi i valori e la filosofia.

Infatti, attraverso la conclusione di contratti di sponsorizzazione, nasce un forte legame fiduciario tra lo sponsor e il testimonial, che porta il primo ad avere interesse che lo sponsee non danneggi la propria immagine pubblica. Un recente caso in cui un contratto è stato risolto facendo leva sulla clausola morale è quello sottoscritto tra una nota società di abbigliamento sportivo e Kanye West.

Kanye West, noto anche con lo pseudonimo di Ye, è un famoso rapper, produttore discografico e designer di moda statunitense. Nel 2016 ha firmato un contratto di sponsorizzazione con una nota società di abbigliamento sportivo per la produzione di un celebre modello di scarpa da ginnastica. Tuttavia, nel 2022, dopo una serie di dichiarazioni pubbliche controverse, la società ha deciso di interrompere la collaborazione con Kanye West. Infatti, quest’ultimo non solo aveva indossato ad una sfilata a Parigi una t-shirt con la scritta ”White Lives Matter”, slogan di un movimento suprematista che ribalta il senso di “Black Lives Matter”, ma aveva altresì pubblicato su Instagram e Twitter alcuni frasi antisemite che si era subito apprestato a cancellare, ma che non sono certamente passate inosservate e che gli sono costate la sospensione dell’account social per una giornata.

Il contratto di sponsorizzazione tra Kanye West e detta società prevedeva una clausola morale, ossia, come anticipato sopra, una disposizione in virtù della quale la società era legittimata ad interrompere la collaborazione con lo sponsorizzato in caso di comportamenti pubblici di quest’ultimo che potessero ledere l’immagine dell’azienda o danneggiarne la reputazione.

Il caso di Kanye West, che tuttavia non rimane un caso isolato, mette in luce l’importanza delle clausole morali nei contratti di sponsorizzazione e l’attenzione che le aziende devono prestare alle azioni dei loro rappresentanti. Infatti, tali clausole possono essere utili per proteggere le aziende da situazioni in cui il comportamento di una celebrità sponsorizzata possa danneggiare l’immagine dell’azienda stessa, e sono uno strumento importante per salvaguardare la reputazione delle società e il valore del brand, che spesso è uno degli asset più importanti.

Tuttavia, le clausole morali possono anche essere oggetto di contestazioni, poiché rischiano di prestarsi ad interpretazioni e applicazioni soggettive. Pertanto, è importante che le aziende definiscano in modo chiaro e preciso i comportamenti che rientrano nelle clausole morali e che valutino attentamente l’opportunità di includerle nei contratti di sponsorizzazione.

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