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Taylor Swift ha recentemente pubblicato il terzo album del progetto di ri-registrazione dei propri master, strategia utilizzata per riottenere il pieno controllo dei diritti di sfruttamento del proprio catalogo dopo che la sua prima etichetta aveva venduto i master a Ithaca Holdings nel 2019.

Nelle ultime settimane si è a lungo discusso delle modalità di accesso e dei possibili incassi del nuovo tour di Taylor Swift, che secondo la stima del Wall Street Journal potrebbe essere il primo nella storia ad arrivare ad incassare oltre un miliardo di dollari.

Il successo della cantante e la possibilità di realizzare effettivamente questo tour sono possibili anche grazie ad una strategia vincente adottata in materia di diritto d’autore dalla nota cantautrice americana, che qualche anno fa ha annunciato pubblicamente la sua intenzione di ri-registrare i suoi primi sei album, ponendo così l’attenzione sul tema della giustizia e dell’equità nei confronti degli artisti nell’industria musicale.

La decisione della cantante è stata motivata dall’acquisizione dell’etichetta discografica Big Machine Label Group, ossia la prima etichetta della Swift – da parte del manager Scooter Braun con la sua società Ithaca Holding. Con questa acquisizione, Braun ha ottenuto i diritti sulle registrazioni originali presenti nei primi sei album di Swift, nonché una percentuale sugli incassi e sull’utilizzo di tali canzoni, oltre al potere di decidere come esse potessero essere impiegate. Successivamente, Ithaca Holdings ha ceduti i predetti master a Shamrock Holdings per 300 milioni di dollari.

Nel contesto delle convenzioni contrattuali tra un musicista e una casa discografica, è tipico che quest’ultima detenga i diritti sulle registrazioni originali, mentre l’artista di frequente riceve un anticipo e, dopo la pubblicazione dell’album, le royalties quali compenso per lo sfruttamento dell’opera.

Di norma, su una singola opera musicale esistono diversi diritti, generalmente divise in due categorie: (i) i diritti d’autore sulla composizione musicale e; (ii) i diritti sulle fonoregistrazioni, ossia sui cd. master.

I primi possono riguardare sia la musica che il testo di una canzone, oppure entrambi. Il possesso di questi diritti consente al titolare di controllare e concedere in licenza ogni ulteriore utilizzo dei testi delle canzoni o degli arrangiamenti musicali. Ad esempio, qualsiasi versione cover di una canzone che utilizzi i testi o gli arrangiamenti musicali originali richiede una licenza da parte del titolare dei diritti d’autore (di norma, l’editore musicale, che ha ottenuto tali diritti dall’autore).

Mentre invece, il termine “master” si riferisce alla registrazione originale di un brano musicale, da cui vengono create tutte le copie successive. Ogni volta che una traccia viene utilizzata, scaricata o riprodotta, si rende quindi necessario ottenere il consenso anche del titolare dei diritti sulla registrazione (generalmente, una casa discografica), ossia il soggetto che – secondo la definizione data dalla Legge sul Diritto d’Autore – ha assunto l’iniziativa e la responsabilità della prima fissazione dei suoni provenienti da una interpretazione o esecuzione o di altri suoni o di rappresentazioni di suoni (articolo 78 LDA).

Pertanto, un compositore che scrive la musica e il testo di una canzone è titolare del diritto d’autore sulla composizione musicale, normalmente ceduto in parte ad un editore; mentre la casa discografica, grazie alla quale l’artista procede alla prima registrazione dei propri brani, possiede i master della performance.

A seconda poi dei termini di un accordo tra artista e l’editore o l’etichetta discografica, l’artista può conservare una quota più o meno significativa dei diritti d’autore e negoziare termini di durata del contratto più o meno favorevoli a seconda della propria forza contrattuale. Ad oggi, con il nuovo capitolo III della Direttiva Copyright, l’artista viene messo nella posizione – a determinate condizioni – di poter rinegoziare contratti squilibrati e poco equi. Ciononostante, ove l’etichetta non sia disposta a rinegoziare compensi più equi, non vi sono norme che prevedono l’esproprio del master, con l’effetto che la casa discografica resta comunque contrattualmente in una posizione molto forte.

Le leggi sul diritto d’autore possono variare da paese a paese, ma non infrequentemente i contratti firmati dagli artisti prevedono che questi possano ri-registrare le proprie opere dopo un determinato periodo di tempo. Tale scelta può costituire una strategia efficace in alternativa all’acquisto dei master originali, quando a distanza di anni si siano incrinati i rapporti con la discografica, siano cambiati i meccanismi commerciali oppure, più in generale, quando l’artista vuole avere il completo controllo del proprio catalogo, per le più svariate ragioni.

Questo processo presuppone la titolarità o licenza dei diritti editoriali e prevede la ri-registrazione dei brani originali e la distribuzione delle nuove versioni, nel caso di Taylor Swift identificate dalla dicitura “Taylor’s Version”, registrata anche come marchio. L’obiettivo principale è dunque quello di ottenere i diritti sulle nuove registrazioni, consentendo una autonoma gestione della distribuzione e sfruttamento commerciale delle stesse.

Infatti, ai sensi dello U.S. Copyright Act, i diritti del proprietario del master non si estendono alla creazione o duplicazione di un’altra registrazione sonora consistente in una fissazione indipendente di altri suoni, anche se tali suoni imitano o simulano quelli presenti nella registrazione originale. Analoghe considerazioni valgono per il diritto italiano.

Dunque, ferma restando la necessità di verificare caso per caso quanto previsto dal contratto sottoscritto tra artista e discografica, finché le nuove registrazioni siano distinguibili dalle originali, non dovrebbero sorgere problemi legali. Ad oggi, le ri-registrazioni di Taylor Swift sono state piuttosto fedeli alle versioni originali, con alcuni sottili aggiornamenti nella produzione, l’aggiunta di nuove canzoni ad alcuni album e la pubblicazione di versioni più lunghe dei medesimi brani.

Pur non essendo il primo caso di ri-registrazioni dei master nella storia, la vicenda di Taylor Swift e il successo ottenuto dai nuovi release potrebbe aprire la strada ad altre azioni simili da parte di artisti che desiderano riottenere un pieno controllo sulle proprie opere creative.

Su un simile argomento, può essere interessante l’articolo “Sampling, interpolation o plagio? Musica che cita musica”.

Autrici: Lara Mastrangelo e Gaia Gasparini

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