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Se fino ad oggi il termine “indicazioni geografiche protette” (“IGP”) ha evocato sapori e tradizioni eno-gastronomiche di eccellenza, facendoci sognare i tesori culinari del nostro territorio, presto potremmo iniziare a collegarlo anche a un ambito sorprendentemente diverso: quello della moda e dei prodotti artigianali.

Il 16 novembre 2023 è entrato in vigore del Regolamento (UE) 2023/2411 (il “Regolamento”) relativo alla protezione delle indicazioni geografiche per i prodotti artigianali e industriali, con cui l’Unione Europea ha compiuto un significativo passo avanti nella protezione della proprietà intellettuale, offrendo nuove opportunità per valorizzare e tutelare uniformemente in Europa l’eccellenza e l’unicità del patrimonio produttivo europeo ed extra europeo.

Il nuovo Regolamento amplia il campo di applicazione delle IGP, precedentemente riservate ai prodotti agricoli, alimentari, vini e bevande spiritose, includendo ora anche i prodotti artigianali e industriali con qualità o reputazione legate alla zona di produzione. Sarà possibile presentare le domande per ottenere il riconoscimento previsto dal nuovo Regolamento a partire dal 1° dicembre 2025. Nel frattempo, i produttori avranno l’opportunità di valutare se i propri prodotti soddisfano i criteri stabiliti dal Regolamento e di individuare eventuali marchi registrati che potrebbero rappresentare un impedimento all’ottenimento di tale status.

Senza dubbio, il Regolamento apre nuove prospettive per la nostra economia. Infatti, prodotti emblematici dell’artigianato e dell’industria italiana come il marmo di Carrara, i coltelli di Maniago, il vetro di Murano, l’oro di Valenza, i tessuti di Como o il cuoio di Santa Croce sull’Arno, potrebbero essere riconosciuti e protetti a livello europeo e, così, beneficiare di una tutela rafforzata in grado di salvaguardare la loro autenticità e qualità contro imitazioni e contraffazioni.

Come già accade per i prodotti agro-alimentari, per i vini e per le bevande spiritose, si prevede che la protezione dei prodotti artigianali e industriali attraverso le IGP, stimolerà la domanda internazionale di prodotti italiani autentici e certificati IGP, aumentando le esportazioni e, di conseguenza, il valore aggiunto per l’economia del paese.

L’UE mira così a garantire che i consumatori, tramite le IGP, possano essere consapevoli dei processi produttivi, delle materie prime e delle abilità specifiche impiegate nei prodotti (che saranno necessariamente e strettamente legati alla loro area geografica di origine). Questo approccio si collega all’obiettivo di rafforzare la fiducia nei confronti del Made in Italy, in contesti dove – spesso – la mancanza di trasparenza nella catena di produzione minaccia la sua integrità.

Uno di questi contesti è proprio il settore della moda, dove le pratiche di produzione e l’origine dei prodotti possono talvolta essere ambigue. Pertanto, il nuovo Regolamento potrebbe portare a una maggiore valorizzazione degli elevati standard dei prodotti di moda italiani, contrastando efficacemente la problematica della contraffazione e migliorando la percezione globale del Made in Italy.

Armonia normativa: intrecci tra il Regolamento e la Legge sul Made in Italy

Con l’entrata in vigore della Legge n. 206 “Disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del made in Italy” del 27 dicembre 2023 (“Legge sul Made in Italy”), si è inaugurato un nuovo capitolo nella valorizzazione, promozione e tutela del “Made in Italy”. L’obiettivo del legislatore è duplice: salvaguardare l’identità culturale italiana e stimolare la crescita economica nazionale, sia in patria che all’estero. In tal senso, la normativa si allinea agli standard e alle regole del mercato interno dell’Unione Europea, garantendo coerenza e compatibilità con le direttive comunitarie.

La Legge sul Made in Italy non solo si configura come un fondamentale punto di partenza rispetto al nuovo Regolamento, ma anche come strumento chiave per identificare e tutelare i prodotti artigianali e industriali italiani attualmente privi di adeguate tutele. Si prevede altresì il finanziamento alle associazioni di produttori per la redazione dei disciplinari di produzione, al fine di garantire standard qualitativi che assicurino l’autenticità e l’eccellenza dei prodotti artigianali italiani, in conformità con le disposizioni del Regolamento.

La normativa si pone anche l’obiettivo specifico di tutelare e promuovere i prodotti artigianali di eccellenza, come le stoffe, i pizzi e i merletti italiani, che rappresentano una parte fondamentale del patrimonio culturale e della tradizione manifatturiera del Paese, riconoscendo l’importanza di preservare le antiche tradizioni e di sostenere i maestri artigiani che le tramandano.

Il Ministero, in qualità di ente guida e responsabile, ha avviato un processo di analisi e riorganizzazione al fine di individuare l’organismo competente per la gestione delle indicazioni geografiche per i prodotti artigianali e industriali. Tuttavia, al momento, non è ancora stata definita né l’unità organizzativa né l’ufficio specifico incaricato di questa delicata materia, che avrà la responsabilità di gestire le eventuali opposizioni nella fase nazionale e di interagire direttamente con l’EUIPO per l’ottenimento della tutela a livello comunitario.

Con l’entrata in vigore della Legge sul Made in Italy, l’Italia ha intrecciato un nuovo filo d’eccellenza artigianale nel panorama internazionale. L’Italia si sta infatti preparando a tessere un futuro sostenibile e brillante, dove la diversità culturale è un tessuto connettivo e la qualità artigianale è la punta di diamante nella coronazione del suo prestigio.

Trame del Mondo: le indicazioni geografiche nella salvaguardia dei tessuti, dall’Asia all’Africa

Da quanto sopra emerge, quindi, che l’Unione Europea non ha tutelato adeguatamente, per lungo tempo, il patrimonio culturale rappresentato dall’artigianato, un elemento cruciale che definisce l’identità e la storia delle sue nazioni. Solo la Francia, in modo autonomo, aveva anticipato l’esigenza di proteggere questo settore già nel 2014, estendendo la protezione delle indicazioni geografiche ai prodotti artigianali, come la porcellana di Limoges, rinomata per la sua qualità e maestria.

Al contrario, Paesi come l’India hanno riconosciuto l’importanza di tutelare i propri tessuti tradizionali sin dal 2003, mediante la Geographical Indications of Goods Registration & Protection Act, 1999. Ciò ha permesso la registrazione di ben 484 indicazioni geografiche, valorizzando prodotti come il Pochampalli Ikat, le saree di Chanderi, le pitture tradizionali di Mysore e il Banaras Zardozi. Questa tutela non solo ha riconosciuto il valore economico e culturale dell’artigianato indiano ma ha anche migliorato il tenore di vita degli artigiani, aumentando prezzo e autenticità dei prodotti e attirando più turisti e acquirenti.

Ancora, numerosi sono i Paesi che guardano alla tutela delle loro conoscenze tradizionali (Traditional Knowledge) attraverso le indicazioni geografiche e che stanno tentando già da tempo di muoversi in tal senso. Per fare alcuni esempi, si pensi al Cashmere in Kashmir, famoso per la sua straordinaria qualità e morbidezza, è uno dei tessuti di lusso più ricercati al mondo. Oppure, ancora, all’Indonesia, con il suo Batik, una tecnica di tintura del tessuto che utilizza la cera per creare disegni intricati.Un altro interessante esempio è il Kente del Ghana, su cui si sono accesi i riflettori a seguito dell’utilizzo da parte di una rinomata casa di moda francese di un tessuto a questo molto simile durante la Paris Men’s Fashion Week 2021.  Si tratta di un tessuto tradizionale noto per i suoi colori vivaci e per i disegni complessi, che rappresentano simboli culturali significativi per le comunità ghanesi. La mossa della maison è stata criticata con l’accusa di non aver reso omaggio alla ricca cultura ghanese e per non aver coinvolto gli artigiani locali nella produzione.

Alla luce di tutto ciò, in ambito europeo, la recente implementazione della tutela delle IGP sui prodotti artigianali, come le stoffe, i pizzi e i merletti si configura come un’opportunità senza precedenti, che le aziende di moda italiane, in particolare, non dovrebbero esitare a sfruttare.

Valorizzazione della Brand Reputation: tutela delle IGP sui prodotti artigianali nel settore della moda

La tutela prevista per le IGP dal nuovo Regolamento non solo conferisce un sigillo di autenticità e qualità a tali manufatti, ma offre anche un potentissimo strumento per ampliare e rafforzare la brand reputation permettendo alle aziende di emergere nel panorama internazionale della moda con un profilo distintivo e inconfondibile.

Innanzitutto, la tutela delle IGP sui prodotti tessili artigianali consentirà alle aziende di moda di esprimere un profondo legame con le ricche tradizioni e l’artigianato italiano, sedimentando così una reputazione di eccellenza e raffinatezza nel cuore dei consumatori. Questo legame tangibile con l’autenticità e l’eredità culturale italiana non solo accrescerà la percezione del brand, ma accenderà una connessione emotiva con il pubblico, generando fiducia e fedeltà al brand nel lungo termine. Tale tutela offrirà, inoltre, un’opportunità senza precedenti per differenziare il proprio brand su scala globale.

Considerando che attualmente tali manufatti tessili italiani non godono ancora di protezione a livello comunitario, le aziende di moda possono anticipare e prepararsi a sfruttare questa prospettiva futura per emergere come pionieri nel settore della moda di lusso e sostenibile. Questa distintività non solo attrarrà una clientela esigente e sofisticata, ma anche proietterà un’immagine di esclusività e prestigio che contribuirà a valorizzare ulteriormente il brand.

L’implementazione della tutela delle IGP sui prodotti tessili artigianali, infine, potrà costituire un utile mezzo per promuovere la sostenibilità ambientale e sociale nel settore della moda. Le aziende che si impegneranno ad utilizzare materiali provenienti da regioni specifiche italiane e che rispetteranno le tecniche e le tradizioni artigianali locali potranno comunicare un forte impegno verso la conservazione dell’ambiente e il sostegno delle comunità locali. Questo approccio responsabile ed etico non solo migliorerebbe la reputazione del brand, ma risponderebbe anche alle crescenti aspettative dei consumatori moderni, sempre più attenti alle questioni ambientali e sociali.

In conclusione, sfruttare appieno il potenziale delle IGP per i prodotti tessili artigianali italiani nella moda è un imperativo per le aziende che desiderano rafforzare la propria brand reputation. Questa tutela offre una preziosa opportunità per comunicare autenticità, qualità e unicità, differenziando il brand nel competitivo panorama della moda internazionale. Le aziende che abbracceranno questa opportunità con passione e impegno potranno rafforzare la propria reputazione e consolidare la propria posizione come leader nel settore della moda, contribuendo allo stesso tempo a promuovere valori di sostenibilità e responsabilità sociale d’impresa.

Non ci resta che attendere e osservare quali aziende del settore moda sceglieranno di percorrere la strada dell’innovazione, avvalendosi delle IGP per distinguersi sul mercato.

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Autrici: Miriam Romeo e Maria Rita Cormaci

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