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Il 9 settembre scorso è stato pubblicato sul sito della Commissione europea il Report di Mario Draghi sul futuro della competitività dell’UE, (“The future of European competitiveness“) .

Il Report esamina le sfide che l’industria e le imprese devono affrontare nel mercato unico e conduce la propria analisi in relazione a vari settori, tra i quali il settore delle telecomunicazioni.

Il Report evidenzia dapprima le potenziali criticità che potrebbero riguardare il settore delle telecomunicazioni, per elaborare proposte inerenti a tale ambito.

In particolare, il Report evidenzia come il mercato delle telecomunicazioni in Europa sia particolarmente frammentato. A differenza di quanto accade in altri Paesi, dove vi sono pochi operatori di grandi dimensioni, il mercato delle telecomunicazioni europeo è infatti caratterizzato da una moltitudine di piccoli e medi operatori. Il Report individua tra le ragioni di questa frammentazione la regolamentazione ex ante e le politiche di concorrenza comunitarie e nazionali che hanno, da un lato, favorito una pluralità di operatori e, dall’altro, garantito prezzi bassi per i consumatori.

Il Report prosegue individuando alcuni fattori che potrebbero avere un’incidenza negativa sull’industria europea delle telecomunicazioni, tra cui, ad esempio, (i) la mancata armonizzazione delle procedure di assegnazione delle frequenze radio all’interno degli Stati Membri dell’UE, (ii) servizi quali il cd. Internet of Things e il cd. edge computing, che richiedono investimenti iniziali piuttosto rilevanti da parte degli operatori di telecomunicazioni e (iii) la crescente gestione dei servizi di rete da parte dei software, in quanto foriera per gli operatori di telecomunicazioni e i fornitori tradizionali di apparecchi di perdere il proprio ruolo nel mercato.

Quanto agli obiettivi relativi al settore delle telecomunicazioni, nel Report si legge che, al fine di raggiungere entro il 2030 gli obiettivi di connettività previsti nell’ambito del Decennio Digitale – ossia completare la copertura Gigabit in tutta l’UE e l’implementazione delle reti 5G in tutte le aree popolate – è stimato che siano necessari investimenti pari a circa 200 miliardi di euro.

Risulta infine interessante evidenziare la posizione espressa nel Report in merito all’opportunità di adottare un “EU Telecoms Act” che contenga previsioni volte, tra l’altro a:

  1. realizzare un’armonizzazione normativa, ad esempio, in materia di controllo delle concentrazioni (così da agevolare le operazioni transfrontaliere), nonché in materia di assegnazione delle licenze per lo spettro a livello europeo; di cybersicurezza e intercettazioni;
  2. incentivare la diffusione di nuove infrastrutture, definendo i termini oltre i quali non potranno più essere utilizzate le tecnologie più obsolete (come, ad esempio, le reti in rame e la tecnologia 2G);
  3. introdurre un “passaporto” dei cd. servizi business-to-business, ossia un ipotetico strumento in grado di facilitare la fornitura di servizi di comunicazioni elettroniche da parte degli operatori a prescindere dal paese di stabilimento del cliente;
  4. coordinare gli standard tecnici previsti a livello europeo con riferimento a determinate applicazioni e tecnologie (come ad es. l’edge computing e l’Internet of Things).

Su un simile argomento può essere interessante l’articolo “Le nuove iniziative presentate dalla Commissione europea per la trasformazione del settore della connettività nell’UE”.

Autori: Massimo D’Andrea, Flaminia Perna e Matilde Losa 

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