Le etichette alimentari nell’Unione Europea generano una crescente confusione tra i consumatori. È quanto emerge da una relazione della Corte dei Conti europea, che sottolinea come l’attuale sistema normativo sia inadeguato a garantire trasparenza e chiarezza in un mercato sempre più complesso.
Secondo il rapporto, claim, loghi e indicazioni proliferano senza una regolamentazione sufficiente, rendendo difficile per i consumatori distinguere informazioni affidabili da messaggi fuorvianti. Sebbene il regolamento UE 1169/2011 preveda obblighi informativi di base e il regolamento CE 1924/2006 disciplini le indicazioni nutrizionali e salutistiche, il sistema presenta lacune significative. In particolare, l’assenza di profili nutrizionali, consente a prodotti poco salutari, come quelli ricchi di zuccheri, grassi o sale, di vantare benefici per la salute grazie all’aggiunta di vitamine o fibre.
Un altro punto critico riguarda i claim relativi a sostanze e preparati vegetali su cui l’EFSA ha sospeso le valutazioni dal 2010. Con oltre 2.000 indicazioni non regolamentate, ogni Stato membro ha adottato approcci diversi, generando disomogeneità normativa. Anche l’etichettatura degli allergeni non sfugge alle critiche: indicazioni generiche come “può contenere” finiscono per limitare inutilmente le scelte delle persone con allergie, mentre vegetariani e vegani si trovano privi di definizioni armonizzate a livello europeo per i loro prodotti. La confusione aumenta ulteriormente sul fronte delle etichette nutrizionali fronte-pacco, dove coesistono sistemi come Nutri-Score e NutrInform Battery. Questa mancanza di armonizzazione, nonostante fosse prevista dalla strategia Farm to Fork entro il 2022, lascia i consumatori di fronte a sei schemi differenti, ognuno con metodi di valutazione propri. I claim ambientali, infine, spesso sfociano nel greenwashing a causa di criteri non uniformi, contribuendo alla sfiducia generale.
Il rapporto critica anche la scarsa attenzione dedicata all’educazione dei consumatori: dal 2021 al 2025, l’UE ha stanziato solo 5,5 milioni di euro per campagne di sensibilizzazione sull’etichettatura. Mentre i controlli sulle informazioni obbligatorie risultano efficaci, quelli sulle indicazioni volontarie e sui prodotti venduti online rimangono insufficienti. Anche le sanzioni applicate sono spesso inadeguate e poco dissuasive.
La Corte dei Conti avanza cinque raccomandazioni chiave alla Commissione europea da attuare entro il 2027. Tra queste, la necessità di colmare le lacune normative, monitorare le pratiche di etichettatura, rafforzare i controlli, migliorare la rendicontazione e investire maggiormente nell’educazione dei consumatori. Per garantire scelte alimentari realmente consapevoli, l’Unione Europea deve intervenire con urgenza, adottando un quadro normativo più chiaro, omogeneo e orientato alla protezione dei consumatori.
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