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Lo scorso 6 marzo la Camera dei deputati ha approvato il disegno di legge che, una volta approvato, permetterà all’Italia di dotarsi di una legge quadro per la regolamentazione e lo sviluppo dell’economia dello spazio (di seguito, il “DDL Spazio“).

Il provvedimento interviene nell’ambito della cosiddetta New Space Economy, un ecosistema incentrato sulla ricerca, lo sviluppo e l’innovazione nel settore spaziale anche attraverso il coinvolgimento di operatori privati. Le potenzialità della New Space Economy si sviluppano in primo luogo nel più tradizionale settore dell’upstream (o Space Industry) – che coinvolge la progettazione, lo sviluppo e la produzione delle infrastrutture spaziali, come satelliti, lanciatori, stazioni spaziali e future basi lunari. L’innovazione del settore è però trascinata soprattutto dall’evoluzione del segmento downstream, che sfrutta invece le risorse generate dalle infrastrutture spaziali, come l’elaborazione e la commercializzazione dei dati raccolti dai satelliti per applicazioni come il monitoraggio ambientale, la navigazione satellitare e le telecomunicazioni, con la creazione di infrastrutture terrestri complementari (c.d. settore midstream).

Tra i settori in più rapida espansione troviamo l’applicazione di tecnologie satellitari per l’osservazione della Terra, a beneficio di una ampia categoria di settori tra cui la logistica e i trasporti, l’agricoltura di precisione, le previsioni metereologiche e la gestione delle catastrofi. Il lancio di nuove costellazioni satellitari sta inoltre agevolando l’espansione delle comunicazioni satellitari, rendendole sempre più accessibili ed efficienti, con impatti rilevanti sia per gli utilizzi civili che militari.

Il Boom della Space Economy

Nel 2024, il settore spaziale ha visto una crescita annua dell’11%, superando i 470 miliardi di euro nel 2023. Secondo il World Economic Forum, entro il 2035 la space economy raggiungerà un valore di 1,8 trilioni di dollari, con un incremento medio del 9% annuo. L’Italia è il sesto Paese al mondo per investimenti spaziali rispetto al PIL. Nel 2023, gli investimenti italiani hanno toccato i 4,6 miliardi di euro, grazie a contributi nazionali, PNRR e alla partecipazione al programma Artemis (NASA). L’obiettivo per il 2026 è raggiungere 7,3 miliardi di investimenti, coinvolgendo ESA, ASI, PNRR e fondi europei.

Il quadro normativo

La proposta di normativa italiana, destinata a impattare prevalentemente il segmento upstream, disciplina il settore dell’economia spaziale definendo innanzitutto il proprio ambito di applicazione: secondo l’Articolo 3, le disposizioni si applicano a tutte le attività spaziali condotte sul territorio nazionale, nonché a quelle svolte all’estero da operatori italiani. Le attività spaziali destinate ad essere regolate dal DDL Spazio coinvolgono le seguenti operazioni:

  • Lancio, rilascio, gestione in orbita e rientro di oggetti spaziali;
  • Esplorazione, estrazione e uso di risorse naturali dello spazio;
  • Lancio, volo, permanenza di esseri viventi nello spazio;
  • Ogni altra attività realizzata sui corpi celesti e nello spazio extra-atmosferico (oltre i 100 km s.l.m.), inclusi i voli suborbitali, che costituiscono la nuova frontiera per lo sfruttamento commerciale dello spazio.

Quanto all’ambito di applicazione soggettiva del DDL Spazio, la proposta di legge definisce gli “operatori spaziali” come le persone fisiche o giuridiche che intendono condurre attività spaziali sotto la propria responsabilità. Sono tuttavia escluse le operazioni svolte dal Ministero della Difesa e dagli organismi di sicurezza, garantendo così un’autonomia normativa e strategica per le iniziative legate alla difesa e alla sicurezza nazionale.

Licenze e Autorizzazioni

Per operare nello spazio, le imprese private devono ottenere un’autorizzazione che certifichi il rispetto di specifici requisiti. Tra questi troviamo criteri oggettivi (articolo 5), legati alla sicurezza, alla resilienza e alla sostenibilità ambientale della singola operazione, e requisiti soggettivi (articolo 6), che riguardano la condotta dell’operatore, le competenze tecniche, la solidità finanziaria e la presenza di una adeguata copertura assicurativa. Il sistema autorizzativo segue un regime misto (articoli 4-10), applicabile sia a missioni singole che a operazioni continuative, come il lancio di costellazioni satellitari. La durata dell’iter di approvazione è fissato dal DDL Spazio in 120 giorni, senza possibilità di silenzio-assenso. Non è tuttavia necessario ottenere una nuova autorizzazione qualora l’attività spaziale sia svolta sulla base di un’autorizzazione rilasciata da uno Stato estero, riconosciuta dallo Stato italiano in base a un trattato internazionale.

Registrazione degli Oggetti Spaziali

Ai sensi dell’articolo 15 del DDL Spazio, ogni oggetto spaziale lanciato dall’Italia deve essere registrato nel Registro Nazionale. Gli operatori sono tenuti a comunicare informazioni essenziali, tra cui lo Stato di lancio, il nome e i parametri orbitali, oltre allo scopo e alla durata della missione. Devono inoltre segnalare eventuali trasferimenti di proprietà o cambiamenti nella gestione.

Controlli e Sanzioni

L’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) ha il compito di vigilare e regolamentare le attività spaziali, esercitando poteri di ispezione, richiesta di documenti e monitoraggio delle operazioni. Le sanzioni per il mancato rispetto della normativa sono severe: chi omette di ottemperare agli obblighi informativi può incorrere in multe tra 150.000 e 500.000 euro, mentre operare senza autorizzazione può comportare pene detentive da 3 a 6 anni.

Responsabilità e Assicurazioni

Tra le innovazioni più rilevanti proposte dal DDL Spazio c’è la modifica dell’attuale regime di responsabilità, che i trattati internazionali riconoscono direttamente in capo agli Stati che hanno autorizzato le operazioni spaziali. Nella proposta di legge, infatti, accanto alla responsabilità degli Stati è prevista anche una responsabilità oggettiva in capo ai singoli operatori spaziali per i danni causati a persone e beni sulla Terra, nonché agli aeromobili in volo. Il DDL Spazio non si spinge tuttavia a regolare il regime anche per i danni causati nello spazio extra-atmosferico, che possono quindi essere riconosciuti esclusivamente in capo agli Stati di lancio in base al principio di responsabilità per colpa, come definito dalla Convenzione sulla Responsabilità Internazionale per i Danni Causati da Oggetti Spaziali del 1972. Il regime di responsabilità è inoltre fortemente impattato, anche in termini di potenziali limitazioni all’accesso al mercato, dall’introduzione di un’assicurazione obbligatoria che copra fino a 100 milioni di euro per sinistro, con possibili riduzioni per startup innovative e progetti di ricerca.

Incentivi e Nuove Opportunità

Per supportare la crescita della space economy, il DDL Spazio propone di istituire un Piano Nazionale per l’Economia dello Spazio, finalizzato a promuovere la conclusione di accordi di partnership innovativi tra gli stakeholder istituzionali e gli operatori spaziali privati, attraverso una pianificazione strategica dell’allocazione delle risorse. È inoltre prevista la creazione di un Fondo per l’Economia dello Spazio da 35 milioni di euro per il 2025, per favorire lo sviluppo del mercato di prodotti e servizi basati su tecnologie spaziali, anche da parte di startup e PMI. Per incentivare ulteriormente la presenza di startup e PMI nel mercato delle attività spaziali, il DDL Spazio riserva loro una quota di subappalto obbligatorio di almeno il 10%.

Satelliti e Sovranità Nazionale

L’Articolo 25 introduce una riserva di capacità trasmissiva nazionale finalizzata a garantire, in situazioni critiche o quando le reti terrestri non sono disponibili, l’uso di satelliti e costellazioni in orbita geostazionaria, aumentando la diversificazione e garantendo la sicurezza nazionale. Tale misura intende tutelare il settore strategico delle comunicazioni satellitari affidando la riserva di capacità trasmissiva nazionale esclusivamente da enti appartenenti all’UE o alla NATO, anche per favorire lo sviluppo di un’infrastruttura satellitare autonoma e agevolare un adeguato ritorno industriale per l’Italia.

L’Articolo 26 interviene poi sulla gestione delle frequenze, affidando al Ministero delle Imprese e del Made in Italy da definizione di criteri per limitare le interferenze tra satelliti e reti terrestri, nonché l’effettuazione di studi per armonizzare i criteri di localizzazione dei gateways terrestri adatti ad ospitare siti multipli, minimizzando l’interferenza aggregata. Il tema è diventato particolarmente rilevante dopo i recenti contrasti tra alcune imprese leader nel settore delle comunicazioni satellitari e delle telecomunicazioni, evidenziando la necessità di un quadro normativo chiaro per bilanciare innovazione tecnologica e tutela delle infrastrutture nazionali.

Conclusione

Con la proposta del DDL Spazio, attualmente in corso di analisi da parte del Senato, l’Italia intende rafforzare la propria posizione nella New Space Economy definendo un quadro organico per lo svolgimento delle attività spaziali. Con investimenti in crescita, nuove opportunità di business e incentivi per PMI e start-up, restano comunque da dirimere alcune criticità legate all’accesso da parte di società straniere ad un settore strategico come quello delle comunicazioni satellitari, particolarmente rilevanti in un contesto geopolitico in continua evoluzione.

Su un argomento simile può essere d’interesse l’articolo: “Oltre la Terra: Navigare nella legislazione e nell’assicurazione spaziale per un futuro sostenibile

Autrici: Marianna Riedo e Dorina Simaku

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