Il 17 dicembre scorso, il governo britannico ha avviato una consultazione pubblica sul diritto d’autore e l’intelligenza artificiale che consta di 47 domande rivolta ai professionisti del settore, che avranno l’opportunità di condividere le proprie opinioni fino al 25 febbraio 2025.
A seguito della Brexit, il Regno Unito non è più vincolato dal recepimento della Direttiva sul diritto d’autore nel mercato unico digitale, che ha introdotto importanti novità nel diritto d’autore, comprese eccezioni per consentire il text and data mining (TDM) in presenza di determinate condizioni. Di conseguenza, l’unica eccezione attualmente vigente nel Regno Unito per quanto riguarda il TDM è costituita dalle previsioni del Copyright, Design and Patent Act del 1988, che tuttavia non contempla le attività commerciali.
Di qui l’urgenza di aggiornare il quadro normativo in materia di diritto d’autore e di prevedere una nuova eccezione che tenga conto del ruolo sempre più emergente dell’intelligenza artificiale, da contemperare con l’interesse dei titolari di essere remunerati per l’uso delle proprie opere nell’addestramento dell’IA. Già nel 2021 era stata avviata una consultazione relativamente alle opere generate dai sistemi di intelligenza artificiale, che aveva vagliato l’opportunità di estendere l’eccezione del text and data mining alle attività commerciali; tuttavia, questa misura non era stata attuata.
La consultazione in parola tiene conto, tra le altre, delle seguenti tematiche: trasparenza, strumenti tecnici, etichettatura.
Con riguardo alla trasparenza, secondo il governo britannico, una sinergia di successo tra diritto d’autore e intelligenza artificiale dipenderà dal rafforzamento del rapporto tra sviluppatori informatici e titolari dei diritti. A questo proposito, si rende dunque necessario interpellare i professionisti del settore sul livello di trasparenza richiesto per l’utilizzo delle opere per l’addestramento di modelli di IA.
Quanto agli strumenti tecnici che permettono di proteggere i diritti d’autore, per quanto indubbiamente già numerosi, meritano di essere ulteriormente implementati al fine di bilanciare i diritti dei titolari con quelli degli sviluppatori dei sistemi di IA.
Il Governo si interroga poi sulla possibilità di etichettare un’opera come “generata dall’intelligenza artificiale”. Tale operazione, indubbiamente vantaggiosa per i titolari dei diritti e per il pubblico, lancia una sfida tecnica non da poco.
Malgrado l’ipotesi maggiormente auspicabile sia per i governatori britannici una riforma che ampli l’eccezione del diritto d’autore con riferimento al TDM anche a fini commerciali, il Governo, mediante la consultazione avviata, non esclude la possibilità di lasciare invariato il quadro normativo (Opzione 0). Le altre tre opzioni, invece, si sostanziano nella direzione di un mutamento. Una prima opzione mirerebbe infatti a una maggiore tutela del diritto d’autore attraverso la concessione di licenze ogni volta che si voglia addestrare un modello di IA. Una seconda possibilità consisterebbe nell’introduzione di un’ampia eccezione per il data mining, consentendo l’estrazione di dati da opere protette da copyright senza l’autorizzazione dei titolari dei diritti. Un terzo scenario invece si prospetterebbe qualora si optasse per l’istituzione di un’eccezione per l’estrazione dei dati dalle opere coperte da diritto d’autore, che sia però sostenuta da misure di trasparenza per garantire che gli sviluppatori di IA siano chiari riguardo alle opere utilizzate per addestrare i propri modelli.
Restiamo dunque in attesa di conoscere l’esito della consultazione che potrebbe, infatti, tracciare la strada per un futuro in cui il diritto d’autore e l’intelligenza artificiale coesistano in modo equo e trasparente, rispondendo alle esigenze di un settore in rapida trasformazione.
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