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Consob e Banca d’Italia pubblicano un comunicato stampa in cui esortano la collettività a tenere in considerazione gli elevati rischi della cripto-attività. Varie autorità, tanto nazionali quanto comunitarie, hanno recentemente riportato all’attenzione dei consumatori l’importanza di avere consapevolezza circa il carattere rischioso e speculativo del cd. crypto-asset o cripto-attività, sulla base di loro iniziative passate.

Proprio di recente infatti la Consob e la Banca d’Italia hanno pubblicato un comunicato stampa con cui con cui portare avanti la sensibilizzazione, in essenza di un quadro regolamentare unitario in ambito europeo, sui rischi della cripto-attività, soprattutto per i piccoli risparmiatori, che può portare alla perdita anche integrale degli importi di denaro investiti.

Lo stesso hanno fatto Eba, Esma ed Eiopa, ricordando alla collettività come le valute virtuali siano “strumenti ad alto rischio non garantiti da immobilizzazioni materiali; inoltre non sono regolamentati ai sensi del diritto dell’Unione e, pertanto, non offrono alcuna tutela giuridica ai consumatori. Le autorità “sono preoccupate del fatto che un numero crescente di consumatori acquisti valute virtuali nella speranza di una continua crescita del loro valore, ma senza alcuna consapevolezza del rischio significativo di perdere il denaro investito”.

Tra i principali rischi insiti nell’operatività in cripto-attività è possibile menzionare:

  • la poca trasparenza sulle modalità di determinazione dei prezzi e l’offerta di informazioni incomplete o complesse ai potenziali acquirenti;
  • la marcata volatilità dei prezzi e la possibilità di subire i danni dell’esplosione di una bolla speculativa;
  • assenza di tutele, tanto legali quanto contrattuali (basti pensare al fatto che le stesse piattaforme su cui vengono negoziate le criptovalute, così come i portafogli digitali in cui vengono conservati non sono regolamentate dall’Unione Europea. Tra le altre cose, ciò implica, ad esempio, che nel caso di fallimento o cessazione dell’attività da parte di un fornitore di portafogli digitale o di piattaforme di negoziazione di criptovalute l’acquirente o il venditore di queste ultime potrebbero essere accusato di appropriazione indebita di fondi o potrebbero vedersi confiscato dei beni come conseguenza di azioni di contrasto);
  • il rischio di perdite dovute anche a cause legate ad attacchi informatici, malfunzionamenti o smarrimento delle credenziali di accesso ai portafogli elettronici.

Proprio come per l’acquisto di strumenti finanziari, il primo passo per evitare rischi come quelli esposti sopra è l’informazione e, dunque, la consapevolezza. Pertanto, in attesa di una regolamentazione a livello europeo in materia, è importante seguire il percorso di sensibilizzazione già da tempo iniziato dalle autorità.

Su un simile argomento può essere interessante l’articolo “ICO e cripto-attività: la parola alla Consob”.

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