Pubblicato dall’EUIPO il report in materia di violazione del diritto d’autore, avente focus specifico sulla pirateria online di programmi televisivi, musica e film.
Negli scorsi giorni è stato pubblicato dall’Ufficio Europeo per la Proprietà Intellettuale (EUIPO) il report in materia di violazione del diritto d’autore, avente focus specifico sulla pirateria online di programmi televisivi, musica e film.
Questa iniziativa nasce dall’identificazione da parte della Commissione Europea della lotta alle violazioni online del copyright come una delle priorità del proprio piano d’azione in materia di proprietà intellettuale. L’analisi dell’EUIPO ha preso in considerazione il fenomeno della violazione di copyright nel lasso temporale dal gennaio 2017 al dicembre 2020 nei 28 paesi dell’Unione Europea e nel Regno Unito e rappresenta un aggiornamento del secondo report pubblicato 2 anni fa. L’opera è stata realizzata tramite la raccolta e l’analisi di dati derivanti dall’accesso ai siti Web che offrono cataloghi di musica, film e programmi televisivi in violazione dei diritti d’autore tramite una varietà di metodi, tra cui streaming, download, tecnologia torrent e “stream ripping” (che consiste nell’estrapolazione e download di un file audio MP3 da un video).
Sulla base delle informazioni raccolte nel corso delle ricerche, risulta che i programmi TV siano i contenuti più soggetti alla pirateria online (70% degli accessi), seguiti da film (20%) e musica (10%). Per tutti i tipi di contenuti, lo streaming sta diventando sempre più rilevante e rappresenta la maggior parte della pirateria riguardante film e TV. Nel caso della musica, lo “stream ripping” rappresenta circa la metà di tutti gli accessi a contenuti piratati.
È stato però osservato che, nell’arco temporale analizzato, il numero di violazioni online del copyright è sostanzialmente diminuito rispetto ai rilevamenti dei report precedenti. I dati raccolti provano che il fenomeno della pirateria digitale sia in decrescita, essendo diminuito del 20% nel 2018, 6% nel 2019 e 34% nel 2020. Con riferimento al mercato musicale, gli accessi ai contenuti audio medianti sistemi di pirateria sono diminuiti dell’81%, così come sono diminuiti del 68% gli accessi pirata ai film e del 41% quelli relativi ai programmi televisivi.
È importante sottolineare come il trend registrato a livello europeo rispecchi sostanzialmente quanto avvenuto anche in Italia, dove il consumo di contenuti in violazione del copyright è diminuito in misura consistente nel corso del triennio analizzato.
Secondo alcuni degli operatori del settore, tra le ragioni che hanno certamente influito sulla riduzione del fenomeno pirateria online vi sono: l’aumento di un’ampia ed accessibile offerta legale ai contenuti ed un cambiamento di approccio collegato a valori generazionali. Infatti, negli ultimi 3 anni, è stato registrato un forte aumento delle piattaforme video online, un leggero aumento del già alto numero di canali televisivi, mentre la situazione delle piattaforme musicali risulta stabile, dal momento che il modello di business sembra più consolidato. Inoltre, è stato osservato che le nuove generazioni, essendosi formate in un panorama sociale caratterizzato da una elevata disponibilità di piattaforme legali di streaming, siano meno avvezze ad accedere a contenuti culturali tramite modalità illecite.
Lo studio evidenzia anche che alcuni fattori socio-economici, oltre che quelli più propriamente “sociali”, influenzano più di altri il consumo di contenuti pirata: fra questi vi sono certamente il reddito pro capite ed il grado di disuguaglianza del reddito stesso. È emersa infatti una non sorprendente correlazione fra un alto reddito pro capite e basso grado di disuguaglianza di reddito ed un più basso livello di consumo illecito dei contenuti protetti da copyright. Inoltre, lo studio riporta come un elevato tasso di accettazione della pirateria digitale sia direttamente collegata ad un elevato consumo di contenuti mediante modalità illecite.
È interessante vedere come la pirateria digitale, in quanto fenomeno non solo giuridico ma anche sociale, sia stata influenzata dall’avvento della pandemia causata dal Coronavirus. L’analisi dei dati suggerisce come il Covid abbia avuto un impatto negativo solo nel corso della primavera del 2020 (coincidente con la prima “ondata” del virus), periodo temporale in cui si è registrato un incremento delle violazioni stesse, soprattutto in relazione all’accesso a film caricati online illegalmente, che poi sono andate riducendosi nel corso del periodo estivo.
In considerazione del fatto che il fenomeno della violazione online rappresenta un problema particolarmente rilevante per i titolari dei diritti e per il settore dell’intrattenimento in generale, i risultati di questo report sono certamente una ottima notizia per gli operatori del settore. È noto infatti come la diffusione della pirateria online sia idonea a privare i creatori di contenuti dei propri compensi e possa condurre alla riduzione della gamma di scelta di contenuti disponibile per i consumatori.
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