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Lo scorso 25 settembre la Commissione Europea ha reso noto che oltre 100 imprese hanno sottoscritto il Patto AI, l’accordo volontario per una migliore governance dell’intelligenza artificiale. All’appello mancano Meta e altre grandi imprese del settore tech, che pochi giorni prima hanno pubblicato una lettera aperta denunciando i possibili rischi per l’innovazione dell’approccio regolatorio europeo all’intelligenza artificiale. Quale futuro aspetta l’intelligenza artificiale nell’UE?

AI Act e AI Pact

Il 1° agosto 2024 è entrato in vigore il Regolamento (UE) 2024/1689 che stabilisce regole armonizzate sull’intelligenza artificiale (noto come AI Act). Tuttavia, per molti degli obblighi del Regolamento – in particolare quelli relativi ai sistemi di IA c.d. “ad alto rischio” – è prevista un’entrata in vigore differita. Lo scopo è quello di permettere ai diversi soggetti che rientrano nell’ambito di applicazione del Regolamento di strutturare al meglio le proprie politiche di governance dell’IA ed adeguarsi a tutti gli obblighi di cui saranno i destinatari.

Proprio per supportare le imprese in questo delicato processo, la Commissione Europea ha avviato, nei primi mesi del 2024, un’iniziativa volta a preparare il terreno all’entrata in vigore di tutti gli obblighi dell’AI Act. Questa iniziativa si è concretizzata nel Patto IA, un accordo che le imprese possono sottoscrivere, su base volontaria, impegnandosi ad adottare pratiche responsabili nello sviluppo, nella gestione e nell’uso dell’IA.

Lo scopo del Patto IA è, in sostanza, quello di favorire un’armonizzazione normativa tra gli Stati membri e le imprese, creando un contesto di fiducia e collaborazione e costruendo una strada comune per l’applicazione dell’AI Act, in linea con i principi espressi da tale Regolamento.

Il Patto IA

Il Patto IA è fondato su una struttura a due pilastri.

Il primo pilastro è rubricato “Raccolta e Scambio con la Rete del Patto IA”. L’obbiettivo primario di questo primo binario è infatti quello di creare una rete tra le imprese che hanno sottoscritto il patto, incoraggiando lo scambio di informazioni e best practice. A titolo esemplificativo, si suggerisce ai firmatari di collaborare e confrontarsi circa la strategia adottata e i passi seguiti per la compliance con l’AI Act.

Un ruolo centrale in questo senso viene affidato All’Ufficio Europeo per l’IA, che ha il compito di creare gruppi di lavoro e di formazione, nonché svolgere specifica attività di formazione, anche di stampo pratico, per l’implementazione dei requisiti previsti dal Regolamento.

Proprio in quest’ottica di completa cooperazione si pone l’invito a rendere note agli altri firmatari le strategie che ciascuna impresa intende seguire in vista dell’entrata in vigore del Regolamento. A questo scopo, sempre all’Ufficio è demandata la creazione di una piattaforma online consultabile dai firmatari del Patto.

Se al centro del primo pilastro vi è quindi un’attività di consultazione comune, il secondo pilastro mira invece a fornire direttamente strumenti per l’implementazione dei requisiti dell’AI Act. Titolato “Facilitare e condividere gli impegni dell’impresa”, il secondo pilastro invita le imprese a sottoscrivere dei veri e propri impegni, consistenti in azioni concrete che l’impresa ha posto in essere (o intende porre in essere) per adeguarsi al Regolamento. Si tratta di una molteplicità di attività richieste ai destinatari del Regolamento come, per esempio, la predisposizione di tutta una serie di misure di sicurezza, la regolarizzazione dei propri rapporti con i soggetti della filiera dell’IA, anche tramite la predisposizione di adeguati template contrattuali, la predisposizione della documentazione adeguata, incluse le policy interne o la documentazione relativa al rispetto dei diritti d’autore.

Di particolare rilevanza sono i primi tre impegni identificati dal Patto:

  1. Adottare una strategia per la governance dell’IA volta alla promozione dell’IA nell’organizzazione e alla futura compliance con il Regolamento;
  2. Identificare e mappare i sistemi di IA che potrebbero essere classificati come ad alto rischio;
  3. Promuovere la consapevolezza e l’alfabetizzazione sull’IA tra il personale, mirando ad uno sviluppo etico e responsabile di questa tecnologia.

Si tratta di impegni sicuramente sfidanti per le imprese, che dovrebbero predisporre la documentazione adeguata cercando di creare una vera consapevolezza dell’IA nell’organizzazione, utilizzando strumenti e tecniche che siano efficaci nel promuovere efficacemente una conoscenza effettiva dell’IA e di come dovrebbe essere gestita.

Inoltre, l’invito ad attivarsi fin d’ora per la mappatura dei sistemi, mostra come sia necessario dotarsi di tutte le competenze, legali e tecniche, per individuare correttamente tutti i requisiti previsti dal Regolamento al fine di organizzare al meglio le attività che dovranno compiersi da qui all’entrata in vigore di tutti gli obblighi dell’AI Act.

I firmatari e i critici

Ad oggi, oltre 100 imprese hanno sottoscritto il Patto IA e assunto gli impegni proposti. Tra queste figurano sia imprese di piccole o medie dimensioni, ma anche colossi del mondo tech, come Amazon, Google, Hewlett Packard, Microsoft e Open AI.

Non sorprende che tra i firmatari non appaia il nome di Meta. L’azienda nei giorni scorsi si è fatta potatrice di un’istanza critica nei confronti dell’impeto regolatorio dell’Unione Europea nei confronti della tecnologia. Insieme ad altre organizzazioni – alcune di primaria importanza per il mercato tecnologico, come Spotify e Ericsson – hanno scritto una lettera aperta – il cui titolo non lascia spazio a dubbi: “L’Europa ha bisogno di certezza nella regolamentazione dell’IA: una regolamentazione frammentata significa che l’UE rischia di perdersi l’era dell’IA”.

Il prossimo futuro dirà chi – tra i firmatari e i critici – ha avuto ragione su quale sarà l’impatto della regolamentazione europea dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, al di là di valutazioni sulle politiche legislative europee, non si può non tenere a mente che la gestione dell’IA – che passa anche attraverso la compliance all’AI Act – non può essere messa da parte. In questo senso, i firmatari del Patto IA stanno tracciando una strada che, in un’ottica sinergica, sembra poter facilitare una governance dell’IA etica, consapevole e conforme ai requisiti normativi.

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