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Il 10 settembre 2024, il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio (TAR) ha emesso un’ordinanza con cui ha sospeso l’efficacia del Decreto del Ministero della Salute del 27 giugno 2024 (Decreto). Il Decreto prevedeva l’inserimento delle composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo (CBD) ottenuto da estratti di cannabis nella Tabella dei medicinali, sezione B, del Testo Unico sugli stupefacenti e le sostanze psicotrope (DPR 309/1990).

Tale decisione del TAR giunge al culmine di un lungo e travagliato iter che aveva già portato all’adozione di altri decreti i quali, a loro volta, erano stati prima sospesi e infine abrogati.

  1. Ordinanza Cautelare

I giudici hanno accolto l’istanza cautelare presentata da alcune aziende, riconoscendo il rischio di danni economici e patrimoniali che l’immediata applicazione del Decreto avrebbe potuto provocare. L’introduzione del Decreto avrebbe infatti messo a rischio l’intera filiera, dalla produzione alla vendita dei prodotti a base di CBD, generando incertezze legali e potenziali responsabilità penali per gli operatori del settore.

Il TAR, decidendo di mantenere lo status quo fino all’udienza di merito (“res adhuc integra”), ha adottato una misura prudenziale per prevenire la destabilizzazione del mercato del CBD. L’udienza di merito è stata fissata per il 16 dicembre 2024.

Nel frattempo, le aziende possono continuare le loro attività senza essere costrette a rispettare le previsioni del Decreto, anche se permane una situazione di incertezza giuridica che potrebbe influire sulle loro scelte a breve termine.

2. CBD e Iter Legislativo

Come già indicato nella newsletter del 18 luglio 2024, il CBD è un composto naturale presente nella pianta di Cannabis sativa L., noto per la sua assenza di effetti psicoattivi rispetto al tetraidrocannabinolo (THC). Questa caratteristica ha stimolato un crescente interesse nel suo utilizzo, portando alla sua inclusione in numerosi prodotti. Nel 2017, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha affermato che il CBD non comporta un rischio significativo di dipendenza o danni alla salute, favorendo così il suo impiego terapeutico e il commercio in numerosi paesi. A conferma di ciò, nel 2020, nella causa C-633/18, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha dichiarato che, sulla base delle conoscenze scientifiche disponibili, il CBD non ha effetti psicotropi né risulta dannoso per la salute umana.

Ciò nonostante, il percorso legislativo per la regolamentazione del CBD in Italia è stato complesso e segnato da numerosi provvedimenti e revisioni, culminato con l’emanazione del Decreto. Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 6 luglio 2024, il Decreto ha segnato la conclusione di un lungo iter normativo avviato nel 2020, abrogando i decreti ministeriali del 1° ottobre 2020, 28 ottobre 2020 e 7 agosto 2023.

Il primo di questi decreti, datato 1° ottobre 2020, aveva aggiornato le tabelle delle sostanze stupefacenti e psicotrope, inserendo il CBD nella sezione B della Tabella dei medicinali, rendendolo soggetto a prescrizione medica non ripetibile (RNR). Tuttavia, l’entrata in vigore del decreto era stata sospesa il 28 ottobre 2020 per permettere ulteriori approfondimenti da parte dell’Istituto Superiore di Sanità e del Consiglio Superiore di Sanità. A seguito di tali approfondimenti, il Ministero della Salute aveva revocato la sospensione precedentemente disposta, emanando un nuovo decreto (decreto del 7 agosto 2023) che confermava l’inclusione del CBD tra le sostanze stupefacenti. Tale decisione era stata immediatamente contestata dall’associazione di categoria “Imprenditori Canapa Italia”, che aveva sollevato dubbi sulla completezza dei pareri scientifici e sulla scarsa chiarezza riguardo agli effetti del CBD, in particolare rispetto alle concentrazioni ammesse. In seguito al ricorso presentato dall’associazione, il TAR aveva sospeso l’efficacia del decreto del 7 agosto 2023, evidenziando lacune nell’istruttoria e l’assenza di una chiara valutazione dei rischi di dipendenza associati all’uso del CBD.

In risposta, il Ministero della Salute ha riaperto l’istruttoria e richiesto ulteriori pareri scientifici, i quali hanno indicato la necessità di includere il CBD nella Tabella B dei medicinali per tutelare la salute pubblica. Sulla base di tali pareri, il Ministero della Salute ha emanato il Decreto. Tuttavia, la recente sospensione dell’efficacia del Decreto da parte del TAR ha riaperto il dibattito, rendendo ancora una volta incerto il futuro normativo del CBD in Italia. La decisione finale – che potrebbe poi passare anche per un successivo grado di giudizio davanti al Consiglio di Stato – sarà fondamentale per stabilire un quadro regolatorio definitivo sull’uso di tale sostanza.

Su un argomento simile può essere di interesse l’articolo ” La CGUE si pronuncia sulla commercializzazione del cannabidiolo tra Stati Membri

Autori: Nicola Landolfi e Nadia Feola

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