L’Organizzazione Mondiale della Sanità (“WHO”, l’acronimo inglese) ha recentemente presentato la nuova “WHO Global Strategy for food safety 2022-2030”, una strategia volta ad incrementare la sicurezza alimentare a livello globale.
La nuova strategia globale ruota intorno ai Sustainable Development Goals (”SDG”), che dovrebbero essere raggiunti collettivamente entro il 2030 dai 193 paesi parte della WHO al fine di assicurare un futuro più sostenibile per tutti.
Come affermato nella strategia, la sicurezza alimentare deve essere parte integrante nella realizzazione dei SDG, specialmente degli SDG n. 2 “Zero hunger”, n. 3 “Good health and well-being” e n. 8 “Decent work and economic growth”, ma deve essere anche integrata nel SDG n. 1 “No poverty” e n. 12 “Responsible consumption and production”.r
Come premesso dalla stessa WHO, la Global Strategy for Food Safety è stata sviluppata per guidare e supportare gli Stati Membri nei loro sforzi di priorizzare, pianificare, implementare, monitorare e regolarmente valutare le proprie azioni finalizzate a ridurre l’incidenza delle tossinfezioni alimentari (“foodborne diseases”), tramite un continuo rafforzamento dei sistemi di sicurezza alimentare e la promozione della cooperazione globale.
La menzionata strategia propone quindi 5 diversi paradigmi, che delineano le priorità strategiche ed i criteri guida nella revisione dei sistemi di sicurezza alimentare.
Il primo paradigma ruota intorno al rafforzamento dei sistemi nazionali di controllo degli alimenti e costituisce la priorità assoluta della strategia. Infatti, i sistemi nazionali costituiscono lo strumento primario per la protezione della salute dei consumatori, in quanto sono centrali per prevenire e controllare la diffusione di tossinfezioni alimentari e per assicurare il rispetto delle corrette pratiche commerciali tanto a livello nazionale quanto internazionale.
Il secondo paradigma invece si concentra sulla identificazione dei rischi emergenti (approccio “forward looking”). Secondo la WHO, i sistemi di sicurezza alimentare dovrebbero essere trasformati da sistemi “reattivi” a sistemi “proattivi”, in particolare quando si devono affrontare rischi per la salute emergenti negli ecosistemi ambientali animali-umani.
La priorità strategica numero 3 è il principio “evidence-based”: è necessario incrementare l’utilizzo di informazioni della catena alimentare, evidenze scientifiche e valutazioni tecniche del rischio quando si devono prendere decisioni di risk management, in quanto il food safety risk management è, e deve essere, basato sulla scienza. Infatti, l’approccio regolatorio moderno è quello di partire dal punto della catena di approvvigionamento in cui è più pratico o più efficiente intervenire per mitigare il rischio, e proprio per questo motivo l’azione deve basarsi su informazioni precise e scientificamente valide rispetto a tutti i passaggi della catena.
Il paradigma numero 4 evidenzia l’importanza della persona nel sistema della sicurezza alimentare: è necessario rafforzare il coinvolgimento degli attori della catena alimentare e la comunicazione dei rischi, in quanto la sicurezza alimentare è una responsabilità condivisa, che richiede sforzi congiunti di tutti i soggetti coinvolti. Inoltre, la WHO predica la necessità di un continuo confronto e interazione tra l’industria alimentare ed i “regulators”, al fine di migliorare l’accettazione e la compliance con gli standard richiesti per la tutela della salute. In aggiunta a quanto sopra, si suggerisce anche di sviluppare un “two-way process”, per cui le autorità competenti a vigilare sulla sicurezza alimentare dovrebbero sistematicamente porgere l’orecchio alle preoccupazioni degli operatori del settore e coinvolgere gli stessi nel processo decisionale ed ideativo.
Infine, la sicurezza alimentare ed i sistemi di controllo devono essere “cost effective”, per ottimizzare le risorse da investire in un’attività di cruciale importanza per i singoli e la collettività.
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