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È stato pubblicato il rapporto Why do countries import fake? redatto congiuntamente da EUIPO e OCSE, che pone in evidenza le cause e i problemi principali generati dal mercato primario e secondario di distribuzione e commercializzazione di beni contraffatti.

L’analisi si si focalizza a livello microeconomico sull’importazione di small parcel ossia di ordini composti da un numero massimo di dieci pezzi ciascuno effettuati da singoli consumatori. I dati provengono dalle organizzazioni doganali nazionali europee e statunitensi, le quali hanno raccolto un dataset di 900.000 osservazioni, tra 2013 e 2019.

Le cause individuate dal Rapporto come statisticamente correlate al fenomeno di importazione di beni contraffatti possono essere categorizzate in ragioni macroeconomiche, legate ad elementi ambientali e culturali, e microeconomiche, ossia riguardanti la propensione al consumo individuale. È evidente che i due ambiti non possono essere separati nettamente, in ragione delle interazioni e delle influenze costanti e reciproche.

Le cause macroeconomiche comprendono: (i) il valore totale delle importazioni di un Paese, con cui sussiste una correlazione direttamente proporzionale con il valore di merce contraffatta importata; (ii) il PIL pro capite, il cui maggior valore determina un maggiore rispetto delle norme in materia di proprietà intellettuale  (maggiore sarà, maggiore sarà il rispetto delle norme IP); (iii) l’efficienza dei trasporti che, favorendo il commercio lecito, favorisce egualmente quello illecito, soprattutto nei Paesi in cui vi è una bassa consapevolezza in ambito di protezione della proprietà intellettuale; (iv) l’accesso a internet e la percentuale di soggetti che hanno completato un ciclo di studi universitario, elementi al crescere dei quali, cresce anche l’import di beni contraffatti. Si può osservare che nessuno di questi fattori presi singolarmente determina di per sé un incremento dell’importazione dei beni contraffatti, ma la combinazione degli stessi crea le condizioni ideali per favorire la creazione del mercato secondario.

Per quanto riguarda le cause microeconomiche, ossia quelle connesse alle abitudini di consumo individuale, è opportuno specificare preliminarmente la differenza tra acquisto intenzionale e non intenzionale di beni contraffatti: il consumatore può infatti essere consapevole di stare acquistando beni contraffatti, ma potrebbe anche verificarsi la fattispecie per cui un bene non originale venga acquistato erroneamente perché ritenuto autentico. Nel periodo oggetto di osservazione del Rapporto, a livello globale, solo il 54% della totalità dei traffici di beni contraffatti ha interessato soggetti consapevoli della falsità dei beni, il restante 46% ha coinvolto consumatori inconsapevoli della natura contraffatta dei prodotti acquistati. È questo 46% che deve essere quantificato come perdita rilevante di fatturato e di utili per le aziende che producono i corrispettivi beni originali

A livello numerico, le statistiche differiscono a seconda che si usi come parametro la quantità di merce sequestrata o il valore della merce contraffatta importata: è bene chiarire preliminarmente che in merito al primo criterio sono disponibili solo i dati europei e degli Stati Uniti. In entrambe le classifiche, gli USA si collocano al primo posto, con molti punti di distacco rispetto alle successive. Valutando la situazione europea, un’analoga egemonia è tenuta dalla Germania, primo importatore e prima nel numero di sequestri effettuati. L’Italia si colloca al terzo posto, dopo il Belgio, per il numero di sequestri su small parcel effettuati e, nella classifica sulla merce importata, a livello globale si colloca al dodicesimo posto rispetto ai Paesi di cui sono disponibili i dati, mentre, a livello europeo, in termini assoluti, si attesta al quarto posto dopo Germania, UK e Francia. Ulteriori osservazioni possono essere effettuate basandosi sul parametro merceologico: nel 2019, le categorie di beni contraffatti maggiormente importati sono stati gioielli e prodotti elettronici, seguiti da abbigliamento e footwear. Sicuramente, i dati più preoccupanti sulle importazioni sono quelli sui giochi, sui prodotti cosmetici e farmaceutici: questi, collocati rispettivamente alla nona, diciassettesima e diciottesima posizione rappresentano un forte pericolo per la salute e sicurezza degli utilizzatori, non essendo garantito il rispetto delle certificazioni necessarie per la loro produzione.

Un dato interessante è la propensione all’acquisto di merce contraffatta in relazione all’età dei consumatori. Si rileva che i soggetti che abbiano più di 65 anni siano meno invogliati ad acquistare beni contraffatti, ciò in ragione di alcuni elementi fondamentali che permettono una generalizzazione dell’analisi rispetto a tutti i soggetti osservati. Innanzitutto, è particolarmente rilevante: la condizione personale del consumatore, elemento che comprende sia le riserve morali ad acquistare beni contraffatti e le preoccupazioni sulla sicurezza e la insalubrità del bene contraffatto, sia la condizione economica e l’abitudine al consumo, influenzata dal salario del singolo soggetto. Ha anche rilievo il valore che il soggetto riconosce allo status che tali beni portano intrinsecamente con sé. Un altro fattore che influenza l’acquisto di beni contraffatti è il valore che il mercato riconosce al bene in base alle caratteristiche del prodotto e la relativa discrepanza o meno rispetto al prezzo a cui il bene è venduto. Di eguale importanza è ovviamente il contesto normativo: come è evidente, Paesi che compiono investimenti non solo per produrre atti normativi che scoraggiano e puniscono l’acquisto, ma anche per la concreta esecutività e per la sensibilizzazione sul tema, registrano un import inferiore di beni contraffatti.

A fronte delle cause e dei dati statistici osservati, risulta opportuno intensificare i controlli e i sequestri sulla merce contraffatta importata e, al contempo, educare i consumatori sia ad acquisti consapevoli che non violino i diritti di proprietà intellettuale, sia a riconoscere in anticipo possibili truffe. I danni che la circolazione di merce contraffatta è in grado di determinare infatti, minano profondamente la governance pubblica e arricchiscono, al contempo, la criminalità organizzata. Per tali ragioni, come ben dimostrano le statistiche del consumo al dettaglio appena viste, l’impegno del singolo nella propria quotidianità risulta cruciale per il miglioramento.

Su un simile argomento può essere interessante l’articolo “Analisi EUIPO dell’indagine del 2023 sulla contraffazione della proprietà intellettuale

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