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La truffa degli Squid Game Token solleva nuovi quesiti sul mercato relativo alle criptoattività che promettono notevoli guadagni, ma nascondono dei rischi.

Dopo i numerosi rumors degli ultimi giorni, con un calo del prezzo del 99% ed un sostanziale azzeramento della liquidità, è ufficiale che la criptoattività Squid Token associata alla popolarissima serie TV Squid Game di Netflix altro non è stata che una truffa finanziaria di ampie proporzioni che ha colpito numerosi crypto-investitori.

Sull’onda della popolarissima serie TV Squid Game proiettata su Netflix, circa una settimana fa è comparsa per la prima volta sulla piattaforma decentralizzata Pancakeswap la criptoattività chiamata Squid Token apparentemente associata alla produzione televisiva. Secondo il white paper pubblicato in occasione del lancio, l’iniziativa prevedeva che – a fronte della sottoscrizione dei token – si acquisisse il diritto a partecipare a 6 giochi virtuali – come nella serie TV – con significativo premio finale. Inutile dire che – sulla scorta del successo televisivo di Squid Game – il token è andato a ruba in pochissime ore, aumentando esponenzialmente il proprio valore.

Proprio l’irrefrenabile aumento del prezzo del token ha iniziato a sollevare qualche perplessità sull’iniziativa sottostante e sull’affidabilità degli sviluppatori del progetto. In particolare, come è emerso nei giorni seguenti, coloro che avevano acquistato il token tramite la liquidity pool di Pancakeswap non erano in grado di vendere i token o di scambiarli con altri token. Naturalmente, secondo le più basilari regole del mercato, il fatto di non riuscire a vendere i token non poteva che determinare il costante aumento del prezzo, che ha registrato un + 75.000% in pochissimi giorni.

Secondo quanto riportava il white paper di Squid Token, l’impossibilità di vendere i token era determinata da un sistema di lock-up inserito nello smart contract che impediva la vendita prima del decorso di tre anni dall’emissione, ad eccezione di alcuni token selezionati e verosimilmente nelle mani degli stessi sviluppatori. Tuttavia la realtà si è dimostrata ben più cruda per i crypto-investitori, quando nella giornata dell’1 novembre 2021 si è concretizzato il c.d. rug pull, ovvero il prelievo da parte degli sviluppatori del progetto di tutta la liquidità presente nel pool (mediante manipolazione dello smart contract sottostante), accompagnato dalla messa off-line di tutte le pagine web relative al progetto.

I numeri ad oggi dicono che lo scam è costato circa 2 milioni di dollari ai crypto-investitori, che difficilmente riusciranno a trovare ristoro dei danni subiti considerata la sostanziale assenza di regolamentazione del settore.

Su un simile argomento può essere interessante l’articolo “La sensibilizzazione di Consob e Banca d’Italia sui rischi della criptoattività”.

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