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Lo scandalo delle scommesse illegali di alcuni calciatori fa sorgere una serie di problematiche legali da analizzare.

Nelle ultime settimane si è parlato molto sulla stampa dello scandalo delle scommesse illegali di alcuni calciatori. Le notizie si sono concentrate principalmente sulle conseguenze a livello di giustizia sportiva per i giocatori di calcio che potrebbero essere sospesi dall’attività sportiva per periodi più o meno lunghi.

Si è parlato di meno della possibile illiceità ai sensi della normativa sui giochi. Infatti, sembrerebbe che i giocatori abbiamo giocato su siti di gioco privi di una concessione sui gioco a distanza emessa dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM). Questa condotta è sanzionata dalla Legge 401/1989 che prevede sanzioni sia per gli operatori di gioco che per i giocatori.

Infatti, l’articolo 4.3 della Legge 401/1989 prevede che “Chiunque partecipa a concorsi, giuochi, scommesse gestiti con le modalità di cui al comma 1 [i.e., privi di una concessione sui giochi a distanza emessa da ADM], fuori dei casi di concorso in uno dei reati previsti dal medesimo, è punito con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda da lire centomila a lire un milione.”. Quindi, aldilà della portata limitata della sanzione, si tratta di un illecito penalmente rilevante che potrebbe integrare un reato ancora più grave a seconda delle circostanze che emergeranno dalle indagini.

Inoltre, i nomi a dominio dei siti di gioco a distanza privi di una concessione emessa da ADM sono di solito elencati tra i siti inibiti sul sito dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. In tal caso, a meno che un giocatore nasconda il proprio indirizzo IP tramite una VPN, non è possibile del territorio italiano accedere ai nomi a dominio inibiti in quanto l’accesso è bloccato dagli Internet Service Provider. Ne consegue che chiunque tenti di accedere a questi siti vedrà una pagina informativa di ADM che notifica i motivi della disabilitazione dell’accesso. La cosa interessante però è che i siti di gambling coinvolti nello scandalo delle scommesse illegali sembrano non essere tra i siti inibiti.

Un’altra particolarità della situazione è che i calciatori hanno dichiarato di aver maturato debiti milionari su questi siti di gioco. Tuttavia, sulla maggior parte dei siti di gioco è possibile alimentare il proprio conto di gioco solo con sistemi di pagamento quali carte di credito o voucher ed è espressamente vietato giocare a debito.

Quanto sopra rappresentato mostra come:

  • le attività illegali di gioco in cui erano coinvolti i calciatori andavano ben oltre il semplice piazzamento di alcune scommesse su siti privi di concessione emessa da ADM; e
  • il fallimento del sistema del gioco legale italiano perché questi siti sono diventati popolari senza che non solo indagini di polizia fossero svolte, ma persino che ADM li includesse nella lista dei siti inibiti.

Negli ultimi anni sembrava che il mercato dei siti di gioco illegale si fosse notevolmente ridotto, mentre ora si parla di un mercato da ben € 25 miliardi. La rinascita dei siti di gioco illegale è a mio giudizio dovuta all’introduzione del divieto di pubblicità del gioco che ha di fatto posto sullo stesso piano, in termini di comunicazioni al pubblico, siti legali ed illegali. In entrambi i casi infatti la pubblicità è vietata e i siti devono essere trovare soluzioni, a volte non del tutto trasparenti, per raggiungere i clienti.

Lo scenario dovrebbe peggiorare ulteriormente con le nuove concessioni a distanza che dovrebbero avere un prezzo d’asta iniziale di 6 milioni di euro che potrebbe convincere molti siti di gioco a prediligere (o essere costretti) ad operare nell’illegalità per sopravvivere.

Sull’argomento potete leggere l’articolo “Il futuro del gioco a distanza in Italia: Opportunità o minacce per gli operatori?”.

 

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