Nell’incessante battaglia a difesa delle eccellenze enogastronomiche italiane contro chiunque voglia imitarle utilizzando denominazioni ingannevoli e sfruttando la reputazione del Bel Paese, il Made in Italy festeggia una nuova importante vittoria. Questa volta, il teatro del successo è la Cina, dove il Prosecco, gioiello dell’enologia italiana, ha ottenuto la definitiva registrazione del marchio collettivo “普罗塞克” (pronunciato Pu Luo Sai Ke), che sta per Prosecco in caratteri cinesi, dopo aver fronteggiato le contestazioni mosse dall’associazione australiana AGWI (Australian Wine and Grape Inc.)
Questo traguardo segna un punto di svolta nel riconoscimento e nella protezione del Prosecco come indicazione geografica (IG), affermandone il valore in uno dei mercati più strategici al mondo.
Prosecco: frizzantezza DOC!
Da oltre 14 anni, il Prosecco è riconosciuto nell’Unione Europea come Denominazione di Origine Protetta (DOP). Le caratteristiche che lo rendono unico e inconfondibile sono dettagliate in un rigoroso disciplinare di 11 pagine. Si tratta di un vino originario delle regioni del Veneto e Friuli Venezia Giulia, realizzato principalmente con uva Glera (minimo 85%), e di cui esistono diverse tipologie: tranquillo, frizzante e spumante (anche rosé).
A controllare che la DOP Prosecco non venga usata impropriamente e, in particolare, per vini che non rispettano il disciplinare e i rigidi standard di qualità in esso previsti, troviamo il Consorzio di Tutela del Prosecco, che, tra le altre funzioni, svolge anche un’importante azione di tutela e promozione del prodotto sia a livello nazionale che internazionale, mirando a rafforzare il suo riconoscimento e apprezzamento come eccellenza italiana nel mondo.
Da Oriente a Occidente: un ponte di bollicine tra Italia e Cina!
È in quest’azione di tutela globale che si inserisce, appunto, il deposito del marchio collettivo “Prosecco” in Cina, a cui si è aggiunto successivamente il marchio costituito dalla traslitterazione di “Prosecco” in ideogrammi cinesi, “普罗塞克”, contestato dall’AGWI. L’associazione australiana, infatti, interessata a esportare in questo mercato vini australiani etichettati come “prosecco”, si è opposta sostenendo che “Prosecco” identificasse una varietà di vite e non un vino da tutelare come indicazione geografica.
Dopo due gradi di giudizio, la Beijing High Court ha respinto l’appello di AGWI e ha stabilito che Prosecco, anche nella sua forma traslitterata, è un marchio collettivo valido in Cina e un’indicazione geografica che può identificare esclusivamente il famoso vino italiano.
L’accordo bilaterale tra Cina e Europa: EU-CN GI Agreement
Il caso può essere meglio compreso alla luce dell’accordo bilaterale tra l’Unione Europea e la Cina sulle indicazioni geografiche. Questo accordo, che rappresenta la prima forma di intesa commerciale fra UE e Cina in materia, mira a proteggere le IG contro “qualsiasi uso di un’indicazione geografica che identifichi un prodotto identico o simile non originario del luogo designato da tale indicazione geografica, anche se la vera origine del prodotto è indicata o l’indicazione geografica è tradotta, trascritta o traslitterata o accompagnata da termini quali «genere», «tipo», «stile», «imitazione» o simili” (art. 4).
Tuttavia, per poter efficacemente azionare in Cina i diritti derivanti da una IG è necessario che le associazioni di riferimento registrino l’IG come marchio collettivo.
Nonostante ciò, è bene ricordare che, mentre l’indicazione geografica è strettamente correlata al prodotto stesso e alla sua origine geografica (e alle qualità attribuibili grazie a quella origine), il marchio collettivo indica che i prodotti contraddistinti dallo stesso provengono da aziende appartenenti ad un’associazione o a un consorzio.
Anche in Cina si brinda con il Prosecco DOP, esclusivamente italiano!
La disputa del Prosecco è stata per la Beijing High Court una delle prime occasioni per confrontarsi con le implicazioni derivanti dall’accordo bilaterale EU-CN GI.
La decisione finale si è rivelata non solo una vittoria per il Prosecco italiano ma anche una conferma dell’importanza e dell’efficacia dell’accordo nel contesto internazionale. Il risultato ottenuto, implicante il riconoscimento internazionale dell’importanza delle indicazioni geografiche e dei marchi collettivi nel proteggere la qualità e l’autenticità dei prodotti enogastronomici, sottolinea il valore dell’unione tra innovazione, tradizione e collaborazione internazionale nel settore delle indicazioni geografiche.
A questo punto, non ci resta che festeggiare! Cin cin… o, come si direbbe in Cina, Gān Bēi!
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